Tozzi fa a sportellate col destino: “In passato scelte sbagliate, ora sogno di fare come Toni e Moscardelli”

Tozzi fa a sportellate col destino: “In passato scelte sbagliate, ora sogno di fare come Toni e Moscardelli”

Non chiamatela rivalsa.

Segnare 29 reti in stagione tra coppa e campionato nella mente di Gian Piero Tozzi non alimenta sentimenti negativi.

A dispetto della sua giovane età (ha compiuto ventitre anni da una manciata di giorni, ndr), il poderoso centravanti che nell’ultima stagione ha fatto faville con la maglia del Serpentara dimostra di avere le idee ben chiare circa il proprio futuro.

Esploso quando era ancora un under di belle speranze con il Monterotondo Lupa in Serie D, l’attaccante romano firmò per il Parma, finendo suo malgrado risucchiato dall’imbuto senza fine generato dal fallimento del club ducale.

Una scelta che, potendo modificare gli eventi, non rifarebbe, così come eviterebbe di legarsi ad una Nocerina che sarebbe stata radiata.

Bivi errati, ma non strutturalmente esiziali per un ragazzo che ha avuto la maturità di ripartire dal basso, facendo spallucce dopo il mancato ripescaggio in D del club di Bellegra ed Olevano e venendo premiato da un’annata da incorniciare con tanti saluti a coloro che in passato pensavano che i suoi centonovantadue centimetri tornassero utili solo ad aprir varchi ai compagni in caso di difficoltà.

Ora il meritato riposo e poi il futuro che già incombe e che parla di interessamenti, concreti o appena sussurrati, da parte di realtà di categoria superiore.

 

Gian Piero, sei stato tra i protagonisti assoluti dell’ultimo Girone B di Eccellenza laziale.

Come definiresti la stagione tua e del Serpentara?

“Credo che agrodolce sia il termine più consono.

Eravamo tutti convinti di giocare in Serie D, poi è arrivata la mazzata del mancato ripescaggio ed una decina di compagni hanno preferito fare le valigie ed andare altrove”.

Tu però hai scelto di rimanere.

“Non avevo mai giocato in Eccellenza e volevo vivere questa esperienza.

Alla fine dei giochi, posso dire che non è una categoria facilissima, perchè ci sono tanti buoni giocatori che meriterebbero palcoscenici diversi, ma che poi magari preferiscono giocare questo campionato per motivi di lavoro o di altra natura.

Penso, ad esempio, ad uno come Giglio che in partita sembra che si assenti dal gioco e poi all’improvviso ti piazza il colpo decisivo, ma anche a gente come Rossini che sa metterti in porta con un passaggio e che ebbi come compagno di squadra a Lamezia o anche a Scibilia, un vero e proprio motorino.

Tra i miei compagni mi piace menzionare Simone Piva, un esempio di umiltà anche in relazione al fatto che parliamo di un ragazzo che qualche presenza tra i professionisti l’ha assommata”.

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Quali sono gli aspetti amari e quali quelli dolci dell’esperienza in casacca biancorossoblu?

“Del mancato ripescaggio ho già detto.

Aggiungerei anche la delusione della doppia sfida nella semifinale di coppa con l’Itri.

Il nostro è stato un campionato discreto, anche se forse potevamo fare qualcosina in più.

Tra gli aspetti positivi metto l’aver conosciuto una persona come mister Baiocco, una grande persona ed un profondo conoscitore di queste categorie, e le ventinove reti realizzate in stagione.

In precedenza non mi era mai capitato di segnare così tanto…”.

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Che cosa ha fatto la differenza quest’anno?

“La continuità e la fiducia.

Il mister me ne ha sempre date ed io ho fatto del mio meglio.

Credo di aver dimostrato di non essere semplicemente quello che fa a sportellate nell’area avversaria, come sosteneva qualcuno…”.

Sento aria di rivalsa.

“No, assolutamente.

Ognuno è libero di vedere ed interpretare il calcio come ritiene più opportuno.

Io sono solo che devo ancora migliorare tanto ed affinare le qualità che già possiedo”.

Tu esplodesti quattro anni fa con la maglia del Monterotondo Lupa, andando in doppia cifra in Serie D, e giocando regolarmente con la Nazionale di Serie D.

Dopo la cessione al Parma sembravi destinato ad una carriera luminosa.

“Purtroppo sono stato travolto come tanti altri ragazzi dal fallimento del club e non sono stato tutelato come speravo.

A posteriori si è rivelata una scelta scellerata.

Peccato, sarei potuto andare a Novara, società ben più seria.

Ormai è andata…”.

Su un podio ideale dove collocheresti il calcio?

“Molto in alto, ma non al primo posto.

Lassù c’è la famiglia, però il calcio è una componente molto importante della mia vita.

Sono lontano da casa da quando avevo sedici anni e fino ad un po’ di tempo fa avevo in testa solo il pallone.

Ora che l’età avanza sto però cominciando a guardare anche altre cose.

Magari in futuro potrò vivere di questo oppure farò come tanti miei amici che abbinano il calcio ad un lavoro.

Questo ancora non lo so.

Per il momento so soltanto che, fino a quando avrò la possibilità di sognare di raggiungere traguardi importanti nel calcio, continuerò a farlo”.

A partire possibilmente dal prossimo anno.

So che c’è già più di un interessamento sul tuo conto…

“Ho appena compiuto ventitre anni.

La speranza è che ci sia qualcuno che nelle categorie superiori pensi anche a me nel costruire un progetto tecnico serio e stimolante, per il momento però solo tante chiacchiere.

Un altro anno in Eccellenza?

Non mi precludo nulla, ma valuto tutto con estrema attenzione per non ripetere gli errori del passato”.

C’è un attaccante in particolare al quale cerchi di rifarti?

“Il mio preferito in assoluto è Robert Lewandovsi.

Per me lui è il più completo di tutti, anche se chiaramente cerco di rubare con l’occhio da tanti altri”.

Dove ti vedi di qui a dieci anni?

“Onestamente non so dire, ma spero sempre nel calcio che conta.

Penso a gente come Toni o Moscardelli, che sono esplosi tardi e che hanno raggiunto grandissimi traguardi.

Se dovesse andar male, abbinerò questa mia grande passione ad altro”.