Tivoli 1919, Cotroneo si gode un’altra impresa che rimarrà indelebile: “All’inizio mi davano del pazzo, ma nella salvezza ci ho sempre creduto. Restare qui sarebbe la mia prima opzione”

Tivoli 1919, Cotroneo si gode un’altra impresa che rimarrà indelebile: “All’inizio mi davano del pazzo, ma nella salvezza ci ho sempre creduto. Restare qui sarebbe la mia prima opzione”

Inutile girarci intorno: la salvezza diretta della Tivoli 1919 è arrivata davvero grazie ad una superba impresa sportiva.

Per come si erano messe le cose ad un certo punto della stagione, l’orizzonte per gli amarantoblu si era fatto piuttosto fosco e, nonostante gli sforzi di società e calciatori, arrivati ad un certo punto il rischio di rimanere invischiati nel terribile gorgo della zona-play out del Girone G di Serie D si era fatto più che concreto.

La storia invece è andata diversamente e per cambiarla è stato indubbiamente determinante l’arrivo di Carlo Cotroneo.

Da mai dimenticato ed amatissimo ex Capitano delle Aquile, Cotroneo conosceva perfettamente la piazza ed attraverso un lavoro straordinario è riuscito a condurre gli amarantoblu alla salvezza diretta grazie ad una rimonta in cui pochi avrebbero scommesso e che ha trovato nel meraviglioso successo casalingo ai danni della Paganese la sua acme.

Dopo aver legato il proprio nome alla storica cavalcata che condusse i tiburtini in C2 della stagione 2001/02, Cotroneo ha quindi regalato un’altra pagina memorabile alla Tibur ed ai suoi appassionati e calorosi tifosi.

 

È inevitabile quanto doveroso cominciare dal 3-1 ai danni della Paganese dell’ultima giornata, perché siete stati protagonisti di un match che rimarrà scolpito per sempre nella memoria di tifosi ed addetti ai lavori.

Come ci siete riusciti, mister?

“Noi venivamo da due sconfitte consecutive: la prima contro l’Ilva Maddalena è stata meritata perché non siamo riusciti a reagire nella maniera opportuna al loro gol, mentre nel secondo caso, sul campo del C.O.S. Sarrabus Ogliastra, a mio giudizio siamo stati penalizzati oltremisura per quattro disattenzioni che abbiamo pagato a carissimo prezzo, pur avendo costruito una dozzina di occasioni nel corso del match.

Proprio quest’ultima partita però mi ha offerto un segnale importante: dentro di me sentivo che contro la Paganese i ragazzi avrebbero giocato una grande partita ed avrebbero venduto cara la pelle.

Consapevoli che loro avrebbero potuto pagare le naturali pressioni di dover vincere a tutti i costi per restare in vetta, abbiamo preparato la gara in un certo modo.

Nel primo tempo abbiamo cercato di limitare i danni, anche se non è stato per nulla semplice, poi abbiamo apportato delle variazioni tattiche ed abbiamo vinto meritatamente.

Gli ingressi di Coquin e Mastropietro sono stati decisivi, la partita l’avevamo impostata così ed è andata bene”.

Quando sei stato chiamato dal club la situazione in classifica non era per nulla semplice.

Che tipo di lavoro hai svolto per venirne a capo?

“In quel momento eravamo ad un solo punto dalla retrocessione diretta con un programma che prevedeva nove gare di cui sei sarebbero stati scontri diretti e tre contro formazioni che si trovavano nei primi cinque posti.

Quando ho deciso di accettare, c’è stato chi mi ha dato del pazzo (ride)…

All’inizio ho trovato una squadra ottima sotto il profilo tecnico, ma comprensibilmente disorientata per i precedenti cambi in panchina e sottotono dal punto di vista atletico.

Il mio lavoro quindi è stato di natura mentale, fisica e tattica.

Piano piano i giocatori hanno ritrovato energie e reattività, basti pensare che nelle ultime sei gare stagionali abbiamo sempre realizzato almeno un gol nell’ultima mezz’ora”.

I numeri suggeriscono che nelle nove gare della tua gestione avete conquistato quindici punti, risalendo dal sedicesimo al decimo posto.

In questo percorso c’è stata una gara-chiave?

“Fin dal primo giorno ho detto che per salvarsi sarebbero servite almeno cinque vittorie e vedendo il trend (altrettanti successi nelle precedenti venticinque uscite, ndr) mi guardavano come se stessi vaneggiando.

Invece siamo riusciti a vincere anche su campi difficili come Portici e Nola, perdendo alcune partite per episodi negativi.

Certo, io ci ho messo del mio, ma senza l’aiuto del club e l’impegno della squadra non saremmo riusciti a centrare la salvezza”.

Hai dimostrato per l’ennesima volta di essere un tecnico capace di raggiungere l’obiettivo che ti viene richiesto.

In futuro ti aspetti maggior considerazione dal nostro ambiente?

“Francamente non mi aspetto nulla dal calcio laziale.

Già in passato avevo ottenuto grandissimi risultati tra campionati vinti e salvezze miracolose come quella a Ladispoli, ma in questa regione non sono mai stato considerato.

Eppure, pratico questo sport da quarant’anni, tanto è passato dal mio esordio tra i professionisti, e complessivamente tra campo e panchina ho circa seicento gettoni di presenza in varie categorie.

Purtroppo, si sa, nel calcio spesso prevalgono altre dinamiche…”.

Intanto però, dopo quella meraviglia di campionato vinto ventuno anni fa, hai regalato un’altra gioia ai tifosi amarantoblù…

Ormai sei tiburtino d’adozione.

“Molti di loro mi chiamano ancora Capitano e questo mi riempie il cuore di soddisfazione.

Credo che questa salvezza resterà nella storia di questo club ed io sono fiero di aver contribuito a portare in alto il nome di questa splendida città”.

Tu e la società vi siete già seduti a tavolino per pianificare il futuro?

“Con Patron Serafino Caucci il rapporto è da sempre profondo e sincero.

Dopo la fine del campionato abbiamo fatto una chiacchierata veloce ed abbiamo scambiato qualche messaggio, ma al momento ogni discorso specifico è stato rimandato a causa di alcuni suoi impegni personali.

Io ritengo che la Tivoli non debba farsi prendere dall’entusiasmo per l’obiettivo appena raggiunto, ma valutare in maniera razionale ogni decisione riguardante il suo futuro.

Se la società riterrà opportuno proseguire con me in panchina, io ne sarò felicissimo, perché restare qui rappresenterebbe per il sottoscritto l’opzione preferita in assoluto.

In caso contrario, accetterò di buon grado senza biasimare nessuno ed attenderò serenamente che qualcuno si ricordi di Carlo Cotroneo…”.