SERIE D, TERRACINA – MISTER CELESTINI E LE SUE MILLE ESPERIENZE AL SERVIZIO DEI TIGROTTI: “LOTTERO’ PER PORTARE IN ALTO QUESTA PIAZZA”

SERIE D, TERRACINA – MISTER CELESTINI E LE SUE MILLE ESPERIENZE AL SERVIZIO DEI TIGROTTI: “LOTTERO’ PER PORTARE IN ALTO QUESTA PIAZZA”

A cura di Giovanni Crocé

Alzi la mano quale mister nel girone G di serie D abbia vissuto l’ultima stagione sportivo da secondo allenatore di una celebrità della panchina come Bernd Schuster (stella di Real Madrid, Barcellona, Colonia e nazionale tedesca da giocatore e coach tra le altre di Real Madrid, Shaktar Donetsk e Besiktas) e adesso si ritrovi a plasmare con rinnovato entusiasmo 22 calciatori sconosciuti, in un paese nuovo, in un calcio nuovo e stia assaporando con una gioia incredibile l’ebrezza di essere per la prima volta “primo allenatore” in serie D, in Italia. Questo sta accadendo dalla scorsa estate a mister Fabio Celestini, classe 1975, centrocampista di livello internazionale da giocatore (ritiro nel 2010 proprio contro il nostro Palermo in una gara di Europa League, quando stava chiudendo la carriera a Losanna, dove aveva iniziato, essendo nato proprio nella cittadina elvetica) con 35 presenze e 2 gol nella nazionale rossocrociata. Alla soglia dei 39 anni, li compirà il prossimo 31 ottobre, il coach che da giocatore è stato titolare dell’Olympique Marsiglia e ha sviluppato la sua carriera in Francia (anche al Troyes) e Spagna (Getafe e Levante) e ha “controllato” da vicino mostri sacri come Zidane, Ronaldo e Ronaldinho, ci racconta come si può, con tanta abilità, calarsi tanto in fretta in un calcio di prestigio ma nettamente diverso da quello vissuto fino a pochi mesi fa.

 

l'attuale tecnico del Terracina in lotta a centrocampo contro Zinedine Zidane in un Real Madrid-Marsiglia di Champions League
l’attuale tecnico del Terracina in lotta a centrocampo contro Zinedine Zidane in un Real Madrid-Marsiglia di Champions League

 

Mister Celestini, è vero che allenare non è come giocare, ma di sicuro tra Italia e Spagna, tra Terracina e Malaga, ha compiuto un salto clamoroso, e sta andado tutto piuttosto bene. Come si è ritrovato nella nostra serie D?

Tutto è stato molto veloce questa estate in quanto a luglio io e mister Schuster dopo aver terminato il campionato di Liga a Malaga non eravamo stati riconfermati perchè il rapporto tra il mister e i tifosi, la stampa e la dirigenza era in un certo senso giunto al capolinea, nonostante la salvezza ottenuta e, personalmente, anche l’eco positivo che il mio lavoro era stato fatto dai giocatori ai dirigenti spagnoli. Loro avevano spinto per la mia riconferma, e anche 10 giorni fa quando sono tornato a Malaga per vacanze brevi, li ho ringraziati enormemente, ma ho anche capito che la società volesse dare campo libero al nuovo allenatore Javi Gracia e cambiare anche l’allenatore in seconda. Oltretutto la persona che cura i miei interessi era riuscita a trovare una sistemazione in coppia a me e Schuster, a cui mi lega un rapporto decennale, al Galatasaray, averei fatto ancora il secondo nel club turco ma poi, come accade nel calcio, il trasferimento di entrambi è saltato e ora ad Istanbul c’è Cesare Prandelli. E quindi ho accettato con entusiasmo la proposta, a luglio inoltrato, di essere il primo allenatore del Terracina, perchè in fondo io mi reputo italiano quanto svizzero. Se pure è vero che sono nato a Losanna i miei genitori sono di Città di Castello (Perugia), sono già stato in Italia tante volte, Roma inclusa, anche se non ci ho mai giocato, nella vostra serie A. Ma di stare mesi e mesi fermo proprio non ne avevo voglia, avrei perso l’onda lunga del bel lavoro fatto a Malaga, dove mi ero trovato benissimo, e nella vita lavorativa come nel calcio stare fermi la reputo la cosa e l’atteggiamento più pericoloso, si perde mordente e io non lo volevo. E anche se ho giocato a calcio a certi livelli sono un uomo umile e non ho la puzza sotto al naso, voglio arrivare tramite il lavoro ed i risultati, volevo vedere quanto valevo da solo.

Lei è una novità tra i nuovi, com’è stato l’approccio alla città e con i giocatori quasi tutti nuovi, con la dirigenza?

Devo dire che cambiare città, cultura, nazione, anche serie di gioco e metodologie di allenamento non è mai stato un grosso problema per me anche perchè in ogni posto ho trovato ragazzi saggi, intelligenti, talentuosi ed aperti al dialogo. E considerando che ho chiesto al D.s. Pannozzo e al presidente Saturno di avere 22 giocatori, quasi tutti nuovi e con determinate caratteristiche umane e tecniche, devo dire che hanno fatto un ottimo lavoro. Io ho chiesto davvero solo un paio di calciatori perchè li conoscevo, Falasca, il centrocampista ’93 ex Inter Roma e Lazio che avevo visto giocare diverse volte, e lo spagnolo Josu, ex giovanili del Barcellona che veniva dalla serie A finlandese ma ora è infortunato, a San Cesareo nella nostra vittoria 1-3 non c’era ma di certo sarà un valore aggiunto. Altri ottimi calciatori e ragazzi come Stefano D’Agostino, il 10 che ha fatto due gol domenica me li sono ritrovati, avevo dettato solo delle caratteristiche generiche di ciò che volevo, quindi brava la dirigenza, in tal senso. Devo dire che la classifica è buona, ma c’è ancora tanto da fare e lo sappiamo tutti, ma l’ambiente risponde bene e sono stato accolto con gioia, questo per me è quel che conta, se continuiamo così però a babbo natale chiederò un regalo a dicembre…

FABIO CELESTINI COACH TERRACINA D

Di cosa si tratta? Giocatori di rinforzo?

No no, io sono abituato a fare con quello che ho fin da ragazzo, a costruire e migliorare, anche sbagliando. Per me di innesti è ancora troppo presto parlarne e forse non necessario, visto che voglio capire bene il margine di miglioramento totale che ha la mia rosa. Io parlo del campo. Quello del Colavolpe è di certo un manto che non permette di sviluppare il mio tipo di calcio, che poi è quello tutto palleggiato alla spagnola, da dove derivano le mie ultime e credo più gratificanti esperienze calcistiche da giocatore ed allenatore. Onestamente va rifatto e spero che a dicembre sia già possibile perchè se le vittorie, e secondo me la partita più bella la abbiamo fatta a San Cesareo, non è un caso, un campo così perfetto lo vorrei al cento per cento.

Domenica ospiterete l’Olbia in casa che anche se precedete in classifica è accreditata di grande talento e sarete senza mezza difesa…

Ogni partita è un test a sè stante e i ragazzi devono imparare a cavarsela al meglio in ogni situazione, perchè tanto presto o tardi una gara del genere sarebbe capitata. Quindi pazienza, sappiamo che saremo senza Serapiglia, il nostro capitano che ha avuto un problema muscolare, ma anche senza Paruzza che ha subito a San Cesareo una vera entrata killer e ne avrà da star fuori per due mesi, oltre al giovane stopper ’95 Benedetti che come sapete è stato espulso domenica e soprattutto al centro del reparto mancherà Castells Ortega, il nostro stopper spagnolo che tanta sicurezza stava dando al reparto. Ma come si dice in questi casi, è anche una chance per gli altri di farmi capire che sbagliavo, oppure no. Loro non li conosco personalmente, ma le referenze che ho me li segnalano forti, bisognosi di punti e con un bravo allenatore, e soprattutto molto bravi e veloci sulle corsie esterne, quindi abbiamo preparato la partita in un certo modo, ma domenica quantomeno mi aspetto che si continui a giocare in un certo modo, poi il risultato è importante, ma non è tutto…

CELESTINI SVIZZERA
Celestini con la maglia della nazionale svizzera, con cui vanta 35 presenze e 2 gol

I suoi ragazzi hanno difficoltà nel giocare nel modo in cui lei chiede?

Effettivamente qualcuno ne aveva agli inizi della preparazione estiva, ma non ero sorpreso, era umano. Se per tutto il settore giovanile, la scuola calcio e anche alcuni anno di calcio tra i grandi non ti viene chiesto così ossessivamente come faccio io di abolire i lanci lunghi, di giocare nello stretto, di costruire col palleggio e i movimenti senza palla incessanti, e abolire soprattutto i lanci lunghi è comprensibile. Chiedo di cambiare modo di giocare e di puntare sul possesso, anche al portiere, c’è qualcuno più tecnico come D’Agostino per cui questo modo di fraseggiare è il paradiso ed è felicissimo, altri che devono metabolizzarlo meglio ma alla fine la classifica testimonia che il gioco c’è, altrimenti non ci sarebbero gol e punti ma tutti devono continuare così, perchè la classifica non è immutabile e in 2-3 settimane potremmo rovinare tutto se ci sentissimo a posto. Chiaramente queste difficoltà tattiche le avevo messe in conto, in Spagna non avrei dovuto dire nulla, perchè tutti giocano il pallone allo sfinimento fin da bambini, ma nessun problema, sono qua per questo ed ho fiducia nei miei ragazzi.

I suoi modelli di calcio, di allenatore e di calciatore?

Il paradiso vero per ogni allenatore alla fine è senza dubbio la Premier League inglese, per il rispetto della figura di allenatore e la pazienza a volte incredibile che le dirigenze hanno verso i coach, come vedete là se si vede un gioco, un feeling minimo con ambiente e calciatori, il risultato è vincolante ma fino a un certo punto. E poi hanno le strutture e gli staff più ricchi e preparati del calcio europeo, ve lo posso garantire, e il pubblico è sempre dalla tua se vede che lavori alla morte, anche se perdi sonoramente e questo accade solo in Gran Bretagna. Il mio sogno è arrivare là, ma a livello di estetico, per i campionati che ho avuto modo di vedere più spesso e di giocare, il bello non è nè in Francia e nè in Svizzera è in Spagna. Là si onora il pallone, si cerca la giocata, non la casualità e come modelli, anche se non ne ho mai avuti da giocatore ho visto cose da Zidane, Ronaldo il Fenomeno e Ronaldinho, che la playstation ha solo emulato, perchè io a loro le ho viste fare davvero, li ho marcati quando venivano dalle mie parti a centrocampo, io ero davanti alla difesa, ad impostare. Ho sempre avuto il desiderio del controllo del gioco e quando il pallone non passava dai miei piedi mi arrabbiavo da morire, come quando i miei lo “sparano” via a casaccio, quello mi fa arrabbiare, perchè così non si migliora. Come allenatori, stimo visceralmente Guardiola ed il suo Barcellona, e Marcelo Bielsa, prima a Bilbao ed ora a Marsiglia, una piazza che seguo sempre con gioia.

CELESTINI GETAFE DURO

Un sogno vedere Bernd Schuster o magari Guardiola negli spalti del “Colavolpe”?

Mah, conoscendo la bontà delle due persone, soprattutto i piedi per terra che hanno, io non mi stupirei se soprattutto Bernd (Schuster) mi venisse a trovare, mi sono anche consigliato con lui e so che mi segue, ci sentiamo spesso e quindi per lui sarebbe normale venire a vedere come sta andando il lavoro del suo ex secondo, non c’è nulla di male. Oltretutto è vero che Guardiola è un mio punto di riferimento in panchina perchè lo era anche quando giocavamo, siamo quasi coetanei e da lui voglio prendere anche l’assenza di snobismo. Mi spiego meglio, molti si ricordano solo che quando ha appeso gli scarpini al chiodo è passato dal calpestare il Camp Nou al Barcellona B, ma il Barcellona B, se fate mente locale, ai tempi di guardiola era semplicemente una seconda squadra dei blaugrana che stava in tercera division, ovvero grossomodo l’equivalente della serie D che faccio io ora con orgoglio a Terracina. E con tutto il rispetto, se ha avuto umiltà e coraggio Guardiola nel cimentarsi nel campionato di tercera, per me è un onore darmi da fare nelle serie minori, anche perchè ti fa crescere molto a livello pratico e interiore.

Concretamente le difficoltà maggiori di partire allenando in Italia in D per lei quali sono state?

Ti dico solo che a Malaga l’anno scorso, e non ti parlo del Real Madrid, c’erano e ci sono tuttora tre analisti tattici solo per preparare i video delle partite e tramite cui studiare minuziosamente gli avversari, oltre a tutto quello che avevamo a disposizione, decine e decine di persone che facevano di tutto per aiutarmi ed ero solo il secondo, è chiaro, là era professionismo di una squadra che ha fatto anche la Champions League. Qua lotto per far capire i miei concetti ai ragazzi aiutato da 2-3 persone al massimo, e mi confronto con problemi che non avevo mai avuto, ma secondo me alla fine il mio percorso se sarà valido mi porterà a dei buoni risultati, magari mi piacerebbe presto provare a stare da coach non dico in B, ma anche nella vostra lega Pro, purchè ci sia un passo avanti.

Figurina autografata del neo mister del Terracina, Celestini, dell'Euro 2004 in Portogallo a cui ha preso parte con la maglia numero 16 della Svizzera
Figurina autografata del neo mister del Terracina, Celestini, dell’Euro 2004 in Portogallo a cui ha preso parte con la maglia numero 16 della Svizzera

Oltretutto il calcio svizzero negli ultimi anni ha prodotto ottimi calciatori, buoni risultati con le nazionali, e lei potrebbe esserne un nuovo esempio…

Svizzera vuol dire multiculturalità e un buon rapporto con tutti, io mi sento tanto italiano quanto svizzero, perchè ci sono nato anche se non ho veri parenti svizzeri al cento per cento, ma rispetto tutti, colgo il meglio da ogni posto dove sto anche per poco, come quando per qualche mese ho allenato negli Stati Uniti o ai miei ragazzi in Svizzera, parlo tante lingue e, tenendo ben presente che voglio crescere tanto come allenatore, so che ora sono solo all’un per cento di quello che devo sapere per essere un buon allenatore e le difficoltà mi stanno bene, per me la gavetta serve e va fatta, non sono di quelli che applaudono quando vedono un ex collega calciatore proiettato subito in una panchina prestigiosa per il passato glorioso da calciatore, sono due cose diverse e come ho dimostrato da calciatore, voglio farlo anche da tecnico, meritarmi quello che ho. In nazionale ad esempio con la Svizzera potevo fare di più, ho fatto un Europeo e giocato 35 volte, ma ho riconosciuto che davanti a me nel mio ruolo avevo Johann Vogel (playmaker  classe 1977 che è stato anche in Italia al Milan nel 2005-2006) che già da giovane in Olanda vinceva campionati e campionati al Psv, ne è stato capitano, quindi avevo davanti un big e io al contempo avrei potuto fare di più, ma le difficoltà non mi hanno mai spaventato.

In sostanza alla fine questa serie D girone G chi la vincerà secondo lei?

Per quanto riguarda noi, non per falsa modestia ma perchè siamo ancora un incognita anche per noi stessi, mi tengo fuori classifica e garantisco che per la stima che ho dell’ambiente, anche se sono qua da poco, trovo più realistico dire che quest’anno si costruisce ad alto livello e l’anno prossimo, se mi vorranno ancora qua, si può provare a vincere ed essere promosso, ma quest’anno mi sembrerebbe davvero tanto, perchè ci sono squadre che si conoscono meglio e hanno un gioco che è sempre stato lo stesso. Quindi dico che mi fido dei giudizi dei colleghi e degli addetti ai lavori e vedendo il “peso” della rosa, confermo che Lupa Castelli Romani e Viterbese sono fatte per vincere subito, quest’anno, e poi porto rispetto a chi ora è primo, ossia l’Ostiamare, perchè a livello di gioco ne parlano tutti alla grande e anche se sono state giocate poche partite segna tanto e prende pochi gol, quindi non può essere un caso.

Celestini, l'ex presidente del Malaga Sanz e l'ex coach del Malaga Schuster in una foto di repertorio
Celestini, l’ex presidente del Malaga Sanz e l’ex coach del Malaga Schuster in una foto di repertorio

Siete tra i pochi, forse gli unici, che fanno gli allenamenti alla mattina anzi che al pomeriggio in categoria, abitudini da professionista?

Esattamente, ma per me non è una novità sconvolgente, sia in Svizzera, che in Francia o Spagna ho sempre fatto e condotto allenamenti anche da giovanissimo alla mattina, dove l’organismo se ben riposato risponde meglio, da quelle parti in qualunque categoria si fa così ma anche i ragazzi mi dicono che per tanti di loro è una novità, però a quanto pare rispondono bene. Allenarmi a metà pomeriggio? No per me è inconcepibile, anche perchè ad esempio in Spagna mediamente tutti mangiano a pranzo verso le due, quindi alle 15.00 o alle 16.00 non puoi buttare tutti in campo, al limite nel tardo pomeriggio, ma per me allenarsi di mattina è meglio sotto ogni aspetto.

La vediamo sempre in panchina con un vistoso crocifisso\collana di legno al collo, lei è una persona religiosa?

Diciamo che ho una mia interiorità e il rapporto con la religione esiste, anche se non vado in chiesa tutte le domeniche, ma ho rispetto di Dio e per me non è una cosa secondaria, sì, ho una fede.