SAVIO, L’EX PENNICCHI (BERRETTI CREMONESE): “ANCHE ORA CHE VESTO UN’ALTRA CASACCA, TIFERO’ E RINGRAZIERO’ SEMPRE IL SAVIO!”

SAVIO, L’EX PENNICCHI (BERRETTI CREMONESE): “ANCHE ORA CHE VESTO UN’ALTRA CASACCA, TIFERO’ E RINGRAZIERO’ SEMPRE IL SAVIO!”

Proseguiamo il nostro piccolo percorso alla scoperta di chi, partito da club della nostra regione, adesso è stato premiato con l’approdo ad un settore giovanile di una società professionistica, andando ad intervistare l’ex terzino del Savio Allievi Elite Simone Pennicchi, classe 1996, che da settembre gioca nella Berretti della Cremonese di mister Mario Montorfano. Romano e romanista, tra i pochissimi a non stravedere per Totti, cerca la via del professionismo in lombardia, dopo aver indossato anche la maglia della Juventus…

PENNICCHI BERRETTI CREMONESE 1996

A cura di Giovanni Crocè

PUNIZIONE PENNICCHI CREMONESE
Con la maglia grigiorossa numero 3 il terzino ex Savio Simone Pennicchi, classe 1996: per lui solo due squadre, la Roma Team Sport e il Savio, prima della Cremonese

Simone Pennicchi, un nome che agli appassionati di calcio dilettantistico giovanile ma soprattutto ai tifosi del Savio dice più di qualcosa…

Mi auguro che già possa dire qualcosa per chi ha avuto da condividere momenti di campo nei 4 anni di Savio assieme a me, soprattutto: a partire dai miei genitori, che abitando noi all’Eur hanno fatto sempre miliardi di sforzi per portarmi a giocare dall’altra parte della città per così tanto tempo, ai parenti, compagni di squadra e amici, che ancora ora mi chiedono come sto e come va a Cremona, dunque forse ce l’ho fatta a farmi apprezzare. Ho poi una scommessa particolare e scherzosa col mio ex Presidente  Paolo Fiorentini, che so benissimo quanto creda in me ma ogni tanto quando ci sentiamo mi dice come prima cosa “Simone, voglio vedere se arriverai a mangiare il Torrone o ti cacceranno dalla Cremonese prima di Natale“. Per ora credo di averlo soddisfatto, anche perchè siamo settimi nel gruppo A e domenica abbiamo battuto 4-1 la Berretti del Torino che ci precede tuttora in classifica ed è una grande squadra ed io sono sempre più titolare. Non posso lamentarmi.

Immaginiamo che dal “blues” del Savio al grigiorosso della cremonese, da Roma a Cremona, ti sia cambiata un po’ la vita…

PENNICCHI CREMONESE CENTRO SPORTIVO ARVEDI
Simone Pennicchi fuori dal centro Sportivo della Cremonese, il “Giovanni Arvedi”

E non potrebbe essere altrimenti visto che Cremona è ovviamente molto molto più piccola, raccolta rispetto a una metropoli come Roma, ma vedo immagini che mai potrete vedere con grande frequenza nella Capitale, mi ha colpito il gran numero di persone che possono usare la bicicletta per spostarsi per tutta la città e poi qua sto da solo in convitto, non ho più le comodità di casa quando i miei genitori generosamente provvedevano a tutto o quasi. Ma già dai primi mesi dove qualche trauma l’ho avuto vivo una dimensione diversa, pensate, sono in un convitto di seminaristi e ho il “Liceo Vida” che sta esattamente sotto di me di due piani, nello stesso plesso, quindi tutto “casa, campo e chiesa” e anche se questo può portare un po’ di solitudine almeno ci sono altri compagni della Cremonese che vengono da fuori città a vivere qua con me, ognuno con la sua stanza.

Hai avuto la possibilità di fare diversi provini, anche con la Juventus, ma ti ha preso la cremonese, raccontaci la tua carriera in breve…

Ho iniziato nella squadra del quartiere, io che sono dell’Eur, con la Roma Team Sport. Da lì, come spesso accade mi ha notato una squadra più forte come il Savio dove sono stato 4 campionati interi, ma il primo concetto che mi è stato inculcato è che al Savio non ero più il più forte di tutta la squadra ma c’era da pedalare e quasi tutti erano ottimi elementi che se fossi calato un attimo mi avrebbero relegato in panchina, molto semplice. Dai miei allenatori, Canestro, Muzzi, Daniele Franceschini e Belardo ho imparato ogni volta qualcosa di differente perchè avevano filosofie diverse ma efficaci, se devo dire a chi sono stato più legato a livello umano? A mister Franceschini, perchè sembrava quasi fossi suo fratello minore, non mi lasciava solo un attimo ed era impossibile mentirgli, lui capiva se eri in partita o meno, se stavi bene psicologicamente oppure no e mi parlava tanto. Credo che in pochi mi abbiano apprezzato come lui, calcisticamente parlando e per me è lo stesso. Se parliamo del lato tecnico, tutti e 4 fantastici, ma dal lato umano, avrei fatto la guerra quando giocavo gli allievi fascia B per mister Franceschini, è stato giocatore professionista anche nel motivare i suoi ragazzi.

SAVIO PENNICCHI

 

E la storia della Juventus?

Ma guarda, vestire una maglia è questione di emozioni, è capitato di “provinare” anche per Roma a dei raduni, Samp, Ternana e per la Juve, con cui ho fatto anche un torneo ufficiale quando ho condiviso questa esperienza con gli allievi nazionali della Juventus in Basilicata, a Matera. Ovviamente ero onorato, teso, responsabilizzato, ma non bruciavo dentro come quando sognavo di essere preso nella mia Roma, e già quando questa estate mio padre mi disse all’ultimo minuto che c’era da andare a fare il provino decisivo con la Cremonese, ero più contento, più entusiasta, non so perchè, ma la Cremonese l’ho sentita da subito come la mia dimensione ideale, visto che qualche mese prima già avevo fatto un provino preliminare al centro sportivo Arvedi. Mi era rimasta una bella percezione della città, dello staff e di tutta la squadra, dunque sono riuscito a confermare tutto con un gran bel provino anche quella volta, per fortuna. Con la Juve certo mi sono sentito giocatore “quasi” vero, perchè i fan, per il solo fatto di vestire bianconero mi chiedevano autografi senza neanche sapere chi fossi…molto strano!

Il tuo modo di stare in campo è più da terzino marcatore o ami spingere sulla fascia laterale?

Pennicchi salta più in alto di Joseph Minala, ora alla Lazio Primavera, in un Vigor Perconti-Savio del campionato scorso
Pennicchi salta più in alto di Joseph Minala (dietro di lui nella foto), ora alla Lazio Primavera, in un Vigor Perconti-Savio del campionato scorso

Credo di essere un buon mix tra tutte e due le tipologie che hai menzionato, perchè al Savio insegnano anzitutto che per giocare titolare devi avere un buon equilibrio tra tutte e due le fasi, devi saper gestire te stesso ed il pallone, muoverlo tanto, questa era soprattutto la filosofia principe di mister Canestro e mister Muzzi, due della vecchia scuola secondo cui “la palla non suda, va giocata veloce”. Ho gran corsa e fiato, una buona tecnica e cerco di non mollare mai; a volte quando ero in giornata cercavo tanto di spaccare le partite alla Gareth Bale, quando ancora era un terzino, adesso mi piacciono tanto, nel mio ruolo, Manuel Pasqual della Fiorentina e Balzaretti della Roma, anche se la grinta di De Rossi resta mentalmente inarrivabile e d’esempio per tutti.

Hai vinto anche con gli Allievi al Torneo delle regioni, destino da campione?

No perchè erano campioni tutti là e lo sono ancora, da Minala a Oliva a tutti gli altri. Quella fu anche la prima volta in cui piansi per un gol, quello realizzato mettendo in rete il rigore decisivo nella finale con la Campania, dopo che l’arbitro avevo la netta sensazione ci volesse sbattere fuori dandoci nei tempi regolamentari 2 rigori contro davvero tragicomici. Poi per fortuna pareggiamo e ai rigori io segnai l’ultimo. Una gioia spaziale, perchè sentivamo tutti di essere stati truffati, temevamo di uscire. Rischiai anche di farmi espellere, io che non parlo mai con gli arbitri. Poi ascoltai mio padre che mi diceva di calmarmi dagli spalti, finii la partita e andò tutto come meglio non poteva: quando si dice la forza della calma!

un divertente momento di relax di Pennicchi, qua in accappatoio a giocare una briscola dopo uno dei tanti allenamenti sostenuti al Savio, dove è stato 4 anni
un divertente momento di relax di Pennicchi, qua in accappatoio a giocare con i compagni di squadra una briscola dopo uno dei tanti allenamenti sostenuti al Savio, dove è stato 4 anni

Segui ancora i tuoi amici ed ex compagni del 1996 ora nella Juniores Elite…si dice che siano forti ma segnino poco…

E’ vero, lo so io e lo sanno anche loro che per la forza e la qualità che questo Savio 1996 ha nei piedi si può e si deve vincere di più e facendo soprattutto più gol, è un difetto endemico della nostra squadra, anche io cercavo di dare una mano coi miei gol, 6 con gli allievi e anche 1 in 2 partite con la scorsa Juniores Elite allenato da mister Papotto, giusto non dimenticare neppure lui. Ricordo ancora quando 2 ragazzi degli allievi  ’96 giocarono un big match contro l’Atletico 2000 di Boncori e il tabellino fu verdissimo: debutto nella Juniores e vittoria 2-1 per il Savio, con centri Pennicchi e del mio compagno Cericola, fantastico. Mio padre è rimasto talmente in buoni rapporti col Presidente e la società che anche ora spesso va da solo a vedere le partite a Via Norma quando il Savio gioca in casa, perchè ha fatto amicizia con i genitori di tanti miei amici, prima che ex compagni di squadra..

Immaginiamo tu sia un fan di Totti essendo anche romanista…

Ti ringrazio di avermelo detto perchè per caso ma hai toccato un tasto per me dolente, nel senso che stimo Totti come calciatore e bandiera giallorossa, ne riconosco il valore ma no, sono un romanista che Totti non lo considera poi troppo e c’è un perchè ben preciso. Da bambino, avrò avuto 9-10 anni, io e i miei genitori eravamo una domenica ai “Granai” il noto centro commerciale dell’Eur, e mentre si faceva la spesa, io vidi Totti, già famosissimo, nel 2006, e gli andai vicino, forse lo tirai per i vestiti, giusto per farmi riconoscere, e lui mi disse, gridando in romanesco, testuali parole: “Lasciame perde, non me toccà, vattene!”. Potete immaginare il dolore enorme per un bimbo di quella età come me, al che mia mamma lo convinse facendolo ragionare a farmi un autografo, ma lo fece talmente contro voglia che venne malissimo, nessuno potrebbe dire che l’ha fatto Francesco Totti. Non mi aspettavo un campione del genere tanto duro con un bambino suo tifoso, forse l’avrò preso in un momento di nervosismo, ma per questa ferita tuttora aperta, ora riesco a spiegarmi quando reagisce male a una entrata avversaria, o prende a calci Balotelli o sputa a Poulsen…

PENNICCHI SAVIO

Ora io non diventerò neppure un terzo di lui, ma ai bambini risponderò sempre col sorriso se avrò da calciatore professionista la fortuna di firmare autografi grazie all’amore della gente per la maglia che porto in campo.

In cosa senti di dover migliorare per fare quel pesantissimo scalino che porta al professionismo?

A questo punto vanno alzati un po’ tutti i parametri, ma soprattutto riuscire a difendere sempre meglio e avere forza atletica per tutti e 90′ i minuti, quando ci alleniamo con la prima squadra in Prima divisione capiamo che la differenza tra uno che lo fa per passione ma anche per lavoro è questa: allenamenti vissuti tutti come partite, come se non ci fosse un domani, e soffrire per la maglia, 24 ore al giorno, chiudendo stremati, questo è il calcio da professionista, credo. Se fossi stato in una squadra meno forte, ora che la ex C1 E C2 verranno fuse dal prossimo campionato in una serie C a girone unico, magari avrei anche potuto debuttare fra qualche tempo in prima squadra, ma la Cremonese è ambiziosa, ha giocatori e strutture per puntare al ritorno in serie B, e dunque mi accontento di essere sempre più titolare fisso con la Berretti e quando servo, di allenarmi con la Prima squadra, è già favoloso…

Grazie Simone, fatti valere con la Berretti Grigiorossa, e continua a seguirci!

Certo, spero di ripercorrere le orme di Giuseppe Favalli che da cremonese doc è diventato celebre capitano della Lazio, credo di essere nel posto giusto per diventare un buon terzino. Vi ringrazio e vi seguo sempre, grazie per non perdere di vista noi che usciamo dalla regione dopo il settore giovanile!