Rieti, un trionfo che parte dalle ceneri e dai Fedelissimi: i numeri e gli uomini del successo di una città

Rieti, un trionfo che parte dalle ceneri e dai Fedelissimi: i numeri e gli uomini del successo di una città

Di Alessandro Bastianelli.

Undici anni dopo, il Rieti torna in Serie C, gustandosi una gioia per la promozione nei pro che mancava da tredici anni, dalla stagione 2004-2005.

Gioia che mancava da molti anni, se pensiamo che quella per la Serie D, datata quattro anni fa, è arrivata postuma per il ripescaggio dopo i play off persi con il Castelfidardo. Undici, tredici, ma volendo quattro, ventidue, trenta e duemilaquindici: i numeri del successo reatino sono però di più, e molto più ricchi di significato. Così come tanti sono gli uomini.

Carmine Parlato
Carmine Parlato

I NUMERI DI UN TRIONFO – Ventidue vittorie, otto pareggi, tre sole sconfitte (Lupa Roma, Albalonga, Monterosi). La continuità è stata l’arma migliore del Rieti, che ha saputo mantenere la calma anche quando l’Albalonga si faceva sotto. Resistere al filotto di 21 risultati utili della squadra di Mariotti era difficile anche psicologicamente, ma Parlato è stato bravo a tenere i suoi sempre sul pezzo, negandogli qualsivoglia rilassamento.

Settantadue gol fatti, ventisette subiti: numeri provvisori che certificano miglior attacco e seconda miglior difesa.

Quattro, come gli anni che mancavano dall’ultima promozione, avvenuta però tramite ripescaggio nel 2014 dall’Eccellenza alla D. Quando si aprirono le prime crepe con un Fedeli mai troppo amato, né di contro appassionato amante. Quattro come le promozioni in Serie C conquistate da Carmine Parlato, vero maestro della categoria: Rovigo, Pordenone, Padova ed ora Rieti nel curriculum di un allenatore da ieri nella storia di un’altra città grazie alla sua tranquillità, al suo carattere, al suo studio.

Dionisi
Dionisi

Trecento, o su per giù, perdonateci l’imprecisione, i tifosi presenti a Ostia all’atto finale. Migliaia quelli in piazza Cavour per festeggiare tutti insieme, uniti come mai intorno al pallone a scacchi che oggi scalda i cuori di una città storicamente fredda al calcio, capace anche di riscoprirsi in una nuova veste di passione.

Trenta invece erano i tifosi reatini in trasferta a Budoni, dove una settimana fa l’uno a zero firmato da Scotto apriva la strada verso un successo annunciato. Se ad Ostia hanno festeggiato in trecento o più, solo in trenta potevano dire di esserci stati nel giorno più importante della stagione, dove il Rieti (patron Curci dixit) “ha capito di potercela fare”.

Tredici sono invece gli anni che distanziavano l’ultima promozione in Serie C, ottenuta con Sergio Pirozzi nel 2004-2005, ma tredici sono anche i calciatori mandati in gol dal Rieti, dai bomber Scotto e Marcheggiani sino a Cuffa, Scevola, Graziano e Tiraferri, che porta tra l’altro la maglia numero tredici. Tredici sono anche le vittorie stagionali allo Scopigno, vero fortino della capolista violato solo dal Monterosi. Non dall’Atletico e dall’Albalonga, rivali di una stagione.

Rieti esulta promozione 2Ma tredici era anche il tredici agosto del 2015, giorno in cui Riccardo Curci diventava ufficialmente Presidente del Rieti, rilevando le quote di Franco Fedeli, così come tredici furono i giorni di ritiro al Terminillo quest’estate. E meno male che per qualcuno porta anche sfortuna, il tredici: sicuramente non più a Rieti, dove per questo numero sembra più appropriato il significato che ne dà la tombola napoletana, associandolo a Sant’Antonio.

GLI UOMINI E LA CITTA’ – Per mantenere la calma, far scivolare i brividi e allontanare le paure serve gruppo. Coesione. Appartenenza. Fattori che possono verificarsi soltanto quando tutti gli ingranaggi confluiscono in un’unica macchina, che quest’anno è stata perfetta.

Senza fronzoli, pratica, capace di badare al sodo: questa è stata la squadra di Carmine Parlato, un allenatore che si è fatto apprezzare anche per le doti umane, e non solo per le vittorie e per questo titolo che lo spediscono nella storia di Rieti e del FC Rieti.Rieti campione

4-3-1-2 compatto, con più fantasia nel girone di andata (Tirelli) e più solidità e accortezza in quello di ritorno (Scardala). Le responsabilità date agli uomini giusti, agli Scotto, ai Dionisi, ai Cuffa: quelli dotati del carattere di trascinatori oltre che di formidabili capacità tecniche. Le coccole e la fiducia anche a chi rendeva meno, come Marcheggiani, mai messo in discussione nonostante un girone di ritorno al di sotto di quello d’andata, straordinario. E che ieri è risultato vincente, presente nel momento giusto con la rete contro l’Ostiamare, che ha rimesso la strada sulla via del Rieti.

E’ attorno a Parlato e ai suoi uomini, artefici materiali del successo reatino, che si è unita così una città mai così appassionata del Rieti calcio. Presenze costanti intorno alle mille unità allo Scopigno, numeri lontani da quelli di dieci anni fa, ma pur sempre in crescita rispetto allo scarno passato recente.

Scotto e Luciani, Rieti
Scotto e Luciani, Rieti

E catalizzatori di questo entusiasmo sono stati i dirigenti, i collaboratori e tutti gli addetti ai lavori che si sono occupati delle sorti di questa società. Da Battisti e lo staff di Parlato, sino al DG Di Santo e tutti i collaboratori, finanche ai giornalisti (Ferroni, Diociaiuti, Antonetti e tanti altri) che mai hanno smesso di seguire questa squadra nel bene e nel male.

Si, perché il successo del Rieti parte dalle ceneri, come tutte le migliori nemesi: chi ha sofferto deve avere giustizia, conforto, ristoro. Sembra passata una vita da quell’Agosto 2015 quando, dopo l’addio di Fedeli, si ripartiva da Curci e da pochi altri.

C’era poco a Rieti quell’estate, niente Fedeli, solo i Fedelissimi, che oggi raccolgono i frutti di un lavoro che partiva da lontano, passava per le sconfitte con l’Avezzano e il Sansepolcro, chiudendosi come il classico dei cerchi in una giornata di sole in riva al mare. Cuffa

Il Rieti è in Serie C, festeggia una città intera, gode soprattutto chi ci ha sempre creduto e chi c’è sempre stato.