PROMOZIONE, PALOCCO: ATTURI E LA STAGIONE ARANCIOBLU’ TRA SALVEZZA E SOFFERENZE

PROMOZIONE, PALOCCO: ATTURI E LA STAGIONE ARANCIOBLU’ TRA SALVEZZA E SOFFERENZE

La giovane punta classe 1992 del Palocco racconta l’annata appena trascorsa con il raggiungimento della salvezza nel girone A di Promozione laziale. Partiti molto oltre le aspettative, addirittura primi a un certo punto della stagione, gli arancioblù sono calati vistosamente ma hanno ottenuto appieno l’obiettivo societario che era quello di restare in categoria mettendo in mostra i tanti giovani presenti nella squadra di mister Nardi.

l'attaccante ex Pescatori, Ostiamare e Palocco Giorgio atturi, classe 1992, qua ai tempi della Juniores Elite biancoviola
l’attaccante ex Pescatori, Ostiamare e Palocco Giorgio atturi, classe 1992, qua ai tempi della Juniores Elite biancoviola

 

A cura di Giovanni Crocè

Giorgio, avete dato tutto per agguantare la salvezza e ci siete riusciti, forse ci avevate abituati troppo bene all’inizio…

Noi non abbiamo mai mentito a noi stessi, non eravamo da titolo prima quando dopo le prime 10-12 giornate viaggiavamo in testa alla classifica o poco distanti dalla vetta del gruppo A e non siamo stati brocchi ora che ci siamo salvati per il rotto della cuffia. Tanto è vero che mai nessuno della società Palocco si è lamentato con noi perchè nulla più della salvezza ci era stato chiesto e oltretutto senza percepire mai nessuno, vecchi o giovani della rosa, neppure un euro. Siamo il più classico degli esempi di come si possa giocare in Promozione senza fare figuracce e senza far spendere un centesimo alla polisportiva Palocco. Ci siamo messi in mostra, ci siamo salvati, ci siamo divertiti facendo gruppo e giocando bene, abbiamo fatto il massimo.

La tua stagione in particolare è stata costellata da infortuni ma hai dato lo stesso un buon contributo…

Potevo e volevo fare di più, credo di essermi fermato a 29 presenze e 5 gol ma molte di queste non sono state dall’inizio sopratutto nella seconda parte di campionato perchè ho avuto un brutto infortunio muscolare circa due mesi fa e a quel punto la mia stagione era ampiamente compromessa in quanto a continuità di rendimento. Sono tornato verso fine campionato per dare una mano e credo di esserci riuscito. Questo è il secondo anno al Palocco sempre in promozione e prima avevo giocato sempre nella stessa categoria al Città di Acilia del presidente Mariani. Mi piacerebbe provare una categoria superiore, magari fosse l’eccellenza….

La tua carriera in breve?

Io ho fatto la scuola calcio tra la vecchia Axa Calcio e la Pescatori Ostia quando ero già un po più grande, visto che sono di Acilia, poi ho giocato nel settore giovanile con le maglie di Pescatori Ostia dai giovanissimi agli allievi fascia B per passare poi, l’anno degli allievi regionali e fino a tutta la prima stagione di Juniores Elite, all’Ostiamare. Poi ho preferito andare a giocare in una prima squadra anzichè restare a fare la spola tra il secondo anno di Juniores Elite e la prima squadra biancoviola,  e sono andato a giocare in promozione.

Rifaresti quella scelta?

Non mi pento mai delle mie scelte anche perchè l’avevo ponderata bene, ero certo che il mister di allora, tra l’altro un ottimo allenatore come mister Patanella, avrebbe fatto giocare più qualche ragazzo tra i suoi ’93 piuttosto che dare spazio a un ’92 come me e in più mi allettava l’idea di provare a vedere com’era il mondo al di fuori del settore giovanile. Tuttavia resto grato per sempre alla società biancoviola perchè sia col presidente Luigi Lardone che con il direttore sportivo Fabio Quadraccia ho mantenuto buonissimi rapporti e ancora ricordo quando scelsi di andare via dall’Ostiamare. Era un pomeriggio di ormai 3 anni fa e venimmo chiamati in blocco noi della Juniores Elite (annata ’91-92′) per sapere se saremmo stati confermati nella stagione successiva. Soltanto io ed altri 4 ragazzi del ’92 eravamo stati confermati per formare l’ossatura della successiva squadra Juniores che sarebbe stata affidata a Patanella ma se non sbaglio nessuno di noi 5 rimase per problematiche differenti. Sapevo di lasciare una grande società e sinceramente sono ancora molto legato ai colori biancoviola perchè sul litorale romano e a livello laziale è davvero una società che non ti fa mancare nulla, sarei felice un giorno di vestire di nuovo quella maglia.

Al Palocco hai trovato una dimensione diversa da quella biancoviola, in che cosa?

Ma in tutto, chi vive di calcio e sa di calcio laziale sa che ci sono grandi differenze anche perchè il calcio nel Palocco fa parte di una polisportiva, non è l’attività primaria e in tempo di crisi a maggior ragione questo fa tutta la differenza del mondo. Ha una tradizione minore e se c’è stata una squadra in Promozione al Palocco, a costo zero, è successo solo perchè mister Nardi e un gruppo di veri grandi amici, oltre che calciatori, ha accettato enormi sacrifici pur di andare in campo e resistere ai momenti di difficoltà che ci sono stati dopo le prime 10-15 giornate dove andava davvero tutto alla grande, tutto troppo bene per quelle che erano le nostre premesse. Una vera società fatta in casa dove l’abnegazione nostra e dei dirigenti è stata la chiave di tutto. Non avevamo stipendio nè rimborsi ma neppure un vero referente a cui fare capo per le problematiche spicciole di tutti i giorni, verso la fine siamo stati chiamati all’autogestione allo stato puro e per fortuna, grazie ad una differenza reti migliori negli scontri diretti rispetto al Casalotti, non abbiamo neppure dovuto giocare i playout salvezza. Credo si possa essere fieri di noi.

Rispetto anche solo a 5-6 anni fa, non un secolo, il livello del calcio nel litorale si è notevolmente abbassato, concordi?

La crisi economica è evidente anche nel calcio dilettantistico, sarebbe anormale se non fosse così. Chi ha davvero capitali e inventiva cerca ancora di più progetti solidi, già accattivanti ancor prima di cominciare, non cerca nè accetta il ben che minimo rischio. Quindi se prima c’erano fior di imprenditori e investitori pronti a scommettere su una società, ora si contano sulla dita di mezza mano, sopratutto dalle nostre parti. A parte il presidente Lardone, per ora solo Cerrai mi risulta abbia fatto passi concreti per portare la Lupa Frascati (ora Lupa Roma n.d.r) ad allenarsi nel territorio del tredicesimo, ci sono stati contatti con la proprietà dell’Ostiantica, ma a prte loro due, poco o nulla. Se ricordate la Pescatori Ostia di qualche anno fa, quando si era in eccellenza, e ricordiamo i D’Astolfo, i Marco Delvecchio, i Cappioli ed i Bucri, tutto diventa evidente, la differenza oggi più di ieri la fanno la mancanza di investitori.

Tu hai terminato la stagione con i più piccoli, sei anche allenatore nella scuola calcio del Palocco…

Là non esiste fattore economico e continuerei a farlo per i secoli dei secoli perchè quest’anno con i bimbi del 2006 mi sono tolto tante piccole soddisfazioni che riempivano le mie giornate. Anche il sorriso di un bambino che voleva mostrare a “mister Atturi” come riusciva a replicare bene un esercizio che gli avevo appena spiegato, era e resta una cosa fantastica. A chi dice che gli allenatori di scuola calcio non contano nulla o molto poco, dico che il vero motore di questa attività sono proprio loro.

Hai mai avuto la chance di giocare per club professionistici?

Andavo bene negli anni tra i 15 e i 18 anni, anche se per casi della vita davvero sfortunati in alcune circostanze, non ho potuto mai entrare in un club professionistico. La prima volta mi capitò a 15 anni dopo una annata da 30 gol in campionato con gli allievi fascia B della Pescatori Ostia allenati allora da mister Faraco, quando il Frosinone venne per uno stage e una serie di provini al campo “Lodovichetti” e poi soltanto io e Luca Ramacci, altro ragazzo del 1992, andammo a riprovare a Frosinone e tecnicamente ci dissero che eravamo presi ma io dovetti rinunciare perchè ci venne chiesto di pagarci vitto e alloggio a Frosinone per fare gli allievi Nazionali l’anno seguente e io non potevo chiedere alla mia famiglia quello sforzo. Ancora più grottesco fu quando, una volta già arrivato all’Ostiamare da quasi due anni, durante il campionato Juniores Elite, l’allora responsabile del settore giovanile dell’Ostiamare mi fece sapere che potevo andare al Pisa a provare per la Berretti ma in quel preciso momento mi trovavo negli Stati Uniti a New York in vacanza e non potevo rientrare subito in Italia e allora l’opportunità sfumò. Io poi ho un pessimo difetto, se piaccio e mi cercano bene, ma non sono mai stato eccezionale, spontaneo, nel “chiamare la persona giusta” e pubblicizzarmi e questo forse mi ha penalizzato oltremisura nella mia pur breve carriera sino a questo momento.

Le persone a cui resti calcisticamente più legato?

Anzitutto i mister Alfonso Greco e Rosario Faraco conosciuti ai tempi della Pescatori Ostia con cui giocammo ottimi campionati. Con Greco, proprio il mister che in passato andò anche alla Tor Tre Teste, giocai anche il Beppe Viola, anche se non arrivammo molto lontano in quella edizione. E poi proprio il presidente della Lupa Frascati Alberto Cerrai, ai tempi dell’Ostiamare, mi ha anche allenato e con lui siamo passati dal penultimo posto a chiudere al quinto a un soffio dai playoff, nell’anno della Juniores Elite.

Molti lo dipingono come un personaggio particolare, tu che rapporto hai avuto con il Presidente Cerrai?

Posso solo dirti che al primo impatto appare burbero, severo, pretende passione e dedizione ma dà anche tanto a chi se lo merita ed è un buono di cuore, che crede al cento per cento in quello che fa. Nella seconda parte di quella stagione, quando passò dalla scrivania alla panchina della Juniores Elite dell’Ostiamare per cercare di salvarci, quando mister Pescatori venne esonerato, cambiò le cose con la sua grinta, le sue motivazioni. Credo che la sua forza sia la rabbia agonistica e le motivazioni che riesce a dare ai suoi giocatori e tesserati. Ricordo ancora quell’anno nel dicembre del 2009 una vittoria esterna nostra sul campo del Savio per 3-4 che era stata propiziata da un suo memorabile discorso prepartita che ci aveva caricato più che a molla, meglio del miglior Al Pacino di “Ogni Maledetta domenica”. Questo è il presidente Cerrai, un motivatore meraviglioso.

Adesso cosa ci sarà nel tuo futuro?

Credo che non rimarrò al Palocco anche per il terzo anno consecutivo, e vorrei tanto cercare di giocare un Eccellenza, dato che ero in una società che giocava l’Eccellenza all’epoca, l’Ostiamare, e mi rimane il dubbio di capire se posso fare bene anche al “piano di sopra” adesso per fortuna qualche offerta interessante da diverse categorie c’è e la vaglierò. Ma vorrei anche rimettermi a studiare, mi piacerebbe intraprendere la carriera giornalistica e in questi due anni dopo il liceo in cui ho soprattutto lavorato, vorrei trovare anche spazio per i libri. Perciò cercherò l’offerta migliore anche in relazione alla vicinanza da casa e alle prospettive di crescita personale, se si potesse provare a vincere un campionato mi tufferei in qualunque categoria, a 21 anni è importante sentirsi coinvolti e con una società alle spalle.

Il tuo più grande rimpianto?

Sembrerà strano, ma è quello di non aver potuto giocare il torneo “allievi” del Lodovichetti con la maglia dell’Ostiamare  e questo perchè ci furono degli screzi evidenti tra la Pescatori e l’Ostiamare proprio in quell’anno. In trenta e passa edizioni del torneo quell’anno fu l’unico in cui a settembre, quando i ragazzi del 1992 dovevano disputarlo, l’Ostiamare non venne invitata. E questo, lo so per certo, perchè io e altri 4-5 ragazzi che fino al maggio precedente avevano chiuso il campionato con la Pescatori Ostia, durante l’estate avevano accettato di seguire mister Paolo Pescatori all’Ostiamare per provare a vincere il campionato allievi Regionali. La dirigenza della Pescatori non la prese affatto bene e guarda caso, quello fu l’unico anno in cui i biancoviola non parteciparono. Poi, a torneo in svolgimento, dato che l’Anco Marzio e il Lodovichetti sono vicinissimi, separati solo dalla ferrovia Roma-Lido, mi veniva davvero da piangere mentre sentivo le urla dei ragazzi in lontananza che stavano giocando proprio le partite del “Lodovichetti” mentre noi dell’Ostiamare ci allenavamo. Una vera beffa, e chiunque ha giocato alla Pescatori, dai pulcini alla prima squadra, sa che vanto è giocare quel torneo, molti di noi lo vanno a vedere ancora ora ogni settembre e sono sempre dolci ricordi.

Grazie a te Giorgio, e in bocca al lupo per la tua carriera, in fondo hai solo 21 anni!

Grazie a te e a tutta la redazione di Sportinoro, cercherò di farmi valere anche l’anno prossimo!