PARLA SINIBALDI, L’UNDER ENTRATO NELLA STORIA: “ECCO COME HO PARATO DUE RIGORI IN NOVANTA MINUTI”

PARLA SINIBALDI, L’UNDER ENTRATO NELLA STORIA: “ECCO COME HO PARATO DUE RIGORI IN NOVANTA MINUTI”

Per un portiere non è mai semplice neutralizzare un calcio di rigore.

Figuriamoci due nella stessa partita.

Questione di fortuna, certo, ma anche di freddezza e personalità, soprattutto se sei un under al primo campionato di Eccellenza della tua vita e se prima di ieri avevi giocato solo un’altra partita nel massimo campionato regionale.

Da poco più di ventiquattr’ore, pressappoco dal triplice fischio di Torreggiani di Civitavecchia che ha posto fine ad un’incredibile partita con la Pro Calcio Tor Sapienza, Alberto Sinibaldi è diventato un personaggio.

A poco più di diciotto anni, il portierino della Boreale ha ipnotizzato due volte una vecchia volpe come Jacopo Camilli, contribuendo in modo decisivo al terzo successo consecutivo della formazione di Guido Rossi.

 

Alberto, prima di ieri ti era mai accaduto di parare un calcio di rigore?

“Di rigori ne avevo già parati, ma due nella stessa partita no.

E’ stata la prima volta”.

Più difficile ribattere il primo o il secondo dei penalty calciati da Camilli?

“Se devo essere onesto, non è che li abbia calciati molto bene.

Io sono dell’opinione che, quando il portiere para un rigore, non è tanto merito suo quanto demerito del tiratore.

Forse tra i due è stato comunque più difficile il secondo che ho intercettato con i piedi perchè era abbastanza centrale, pur essendomi tuffato a sinistra.

Devo dire però che l’attaccante aveva tirato piuttosto piano”.

Cosa hai provato quando hai respinto anche il secondo rigore?

“Ero molto felice ma allo stesso tempo ho cercato di non pensarci troppo dato che eravamo ancora sull’ 1-0 ed era necessario mantenere la lucidità”.

A fine partita cosa ti hanno detto il mister ed i tuoi compagni di squadra?

“Beh, mi sono sembrati tutti molto felici.

Mi hanno detto che in settimana dovrò portare da mangiare due volte (ride)…”.

Si accontentano delle solite paste o pretendono la cena?

“La cena mi pare troppo.

Le paste o le pizzette possono bastare (sorride)…”.

C’è stato un episodio specifico che ti abbia indirizzato verso il ruolo di portiere o è stata una tua decisione spontanea?

“Non è che l abbia proprio deciso.

E’ avvenuto quando facevo i Giovanissimi ed era l’ultimo anno che si giocava a calciotto.

Un giorno, dovevamo giocare contro il Savio e mancavano entrambi i portieri.

Diciamo che mi ci hanno messo quasi di peso tra i pali”.

Immagino che andò bene.

“Il giorno dopo agli allenamenti il mister si presentò con un paio di guanti e mi disse che da quel momento in poi avrei giocato in porta”.

Di’ la verità, come la prendesti quella decisione?

“Lì per lì, ero un po’ arrabbiato perchè volevo giocare davanti.

Poi però il nuovo ruolo è cominciato a piacermi e sono stato contento di quella decisione”.

Vogliamo menzionare ed attribuire il giusto merito al tecnico che ti cambiò di ruolo?

“Con piacere.

Il mister era Alberto Ubodi, mentre il preparatore dei portieri era Graziano Pascale”.

Secondo te, cosa distiingue veramente il ruolo del portiere dagli altri?

“Essenzialmente il fatto che sei lì da solo e devi stare sempre sul pezzo e concentrato fino all ultimo secondo perchè, se sbagli tu, è gol.

Inoltre perchè ti serve sempre quel pizzico di follia che ci distingue dagli altri giocatori”.

Hai un portiere di riferimento?

“Ne ho un paio, i miei preferiti però restano Janot (ex Saint-Etienne, ndr) e Peruzzi”.

Se ti dico Futbolclub, cosa ti viene in mente?

“Tantissimi ricordi.

Ci ho giocato da quando avevo sette, otto anni e me ne sono andato quest’anno.

Per me quella era una sorta di seconda famiglia.

Lì sono cresciuto ed ho conosciuto tantissime persone splendide.

Tra queste mi piace menzionare mister Cristiano Viotti”.

Quale ritieni sia il tuo pregio principale tra i pali ed il difetto sul quale devi invece lavorare?

“Se io abbia qualche pregio non lo so.

So soltanto che devo lavorare e basta per migliorarmi”.

Come è nata la possibilità di andare alla Boreale?

“In estate mi sono sentito con un mio ex compagno di squadra, Giuseppe Leonardi.

Da lì è nato tutto”.

Hai trovato delle affinità tra l’ambiente del Futbolclub e quello dove ti trovi attualmente?

“Non molte.

Al Futbolclub eravamo solamente ragazzi, qui invece ci sono chiaramente giocatori già formati.

Devo dire però questo è un gran bel gruppo e mi trovo molto bene.

L’ambiente è sereno e vivace e a livello calcistico , anche se ho praticamente zero esperienza.

Credo che questo sia un gruppo di valore perchè ci sono sia giovani molto bravi, sia giocatori di esperienza che sono altrettanto forti e da cui bisogna solamente prendere esempio”.

Qual è la difficoltà principale che stai riscontrando al tuo primo anno in Eccellenza?

“Quella di ieri è stata soltanto la mia seconda partita da titolare in questa categoria.

Partendo da questo presupposto, credo sia obbligatoria la massima concentrazione.

Qui ci sono talmente tanti giocatori forti che, al primo accenno di distrazione, rischi di prendere gol”.

A diciotto anni come vivi il calcio?

Hai ancora la speranza di raggiungere palcoscenici importanti?

“Il calcio lo vivo come l’ho sempre vissuto, ossia come una passione di cui non puoi fare a meno e nonostante tutti i sacrifici.

Io continuo a lavorare e la speranza di raggiungere qualche traguardo la mantengo sempre accesa”.

Calcio a parte, come impiega le sue giornate Alberto Sinibaldi?

“Come tutti i miei coetanei.

C’è la scuola e poi c’è il tempo che dedico alla mia ragazza ed ai miei amici”.

I rigori parati ieri ti fanno entrare di diritto nella piccola, grande storia dell’Eccellenza laziale.

A chi dedichi le tue prodezze?

“Uno è per Olimpia, la mia ragazza, latro è per Gianluca, un mio amico che di recente è uscito da un lungo coma”.