Ottavia, Placidi al passo d’addio: “Pronto per nuove sfide. Tornare in D? Riprovarci è il mio obiettivo…”

Ottavia, Placidi al passo d’addio: “Pronto per nuove sfide. Tornare in D? Riprovarci è il mio obiettivo…”

Mattia Placidi non difenderà i pali dell’Ottavia nella prossima stagione.

L’estremo difensore classe 1995 si è svincolato dal club di via delle Canossiane e adesso è pronto ad affrontare nuove avventure calcistiche.

“Mi preme salutare e ringraziare l’Ottavia per avermi dato la possibilità di rimettermi in gioco dopo un brutto infortunio come quello che avevo subito – esordisce ai nostri microfoni l’ormai ex numero 1 biancoblù – Tutti, dal presidente al mister, passando per i compagni di squadra, mi hanno trattato con i guanti bianchi fin dal primo giorno ed io ho cercato di ripagare la fiducia dell’ambiente attraverso il mio impegno.

Un grazie particolare lo indirizzo a mister Paolo Micheli ed al direttore Emanuele De Lieto”.

Sia pur con qualche affanno nella seconda parte della stagione, alla fine l’Ottavia ha centrato la salvezza, obiettivo principale del suo campionato.

“Io sono arrivato a dicembre insieme a Simone Battaglia ed in quel momento la situazione non era ottimale – racconta Placidi – In breve abbiamo cambiato passo e con un filotto di successi importante siamo arrivati al secondo posto del girone.

Purtroppo è stata decisiva in negativo la sconfitta con il Latina Scalo Sermoneta.

Quel k.o. ha causato, di fatto, la successiva sconfitta con l’Arce e di lì in avanti purtroppo non siamo più riusciti a ritrovare l’intesa precedente.

Peccato perchè avremmo potuto far meglio…”.

Nonostante sia ancora giovane, Mattia Placidi ha già dimostrato di poter essere annoverato tra gli estremi difensori dal rendimento più costante della nostra regione.

“Ho avuto la fortuna di vincere un Campionato di Eccellenza con il Monterotondo Lupa quando ancora avevo l’età più bassa degli under di allora – prosegue il portiere – Grazie a quella stagione firmai un biennale con il Parma e successivamente feci le mie esperienze in Serie D.

Purtroppo, si sa, quello del portiere è un ruolo molto penalizzato dalla regola degli under, ma mi pare che adesso le cose stiano cambiando.

Molti club si stanno accorgendo che affidarsi ad un portiere esperto può garantirti qualche punto in più.

In Sardegna ed in Abruzzo quasi tutti giovano con un estremo difensore rodato, nel Lazio ci stiamo arrivando, anche se spesso le società puntano sul giovane più per una questione di budget che per una reale convinzione”.

La storia narra che il dna da portiere, ruolo che interpretava con grande classe anche papà Ettore, venne fuori all’improvviso in un pomeriggio di tanti anni fa a Monterotondo, nella stagione in cui Placidi senior ed Athos Alessandri, altro interprete di razza, portarono i gialloblù in Serie D.

“Avevo tre o quattro anni e papà mi aveva portato con sé al Cecconi per gli allenamenti – ricorda con un filo di emozione Mattia – Ad un certo punto camminavo davanti alla porta ed Alessandri mi chiamò per nome lanciandomi il pallone ed io istintivamente mi tuffai e lo bloccai.

Al che Athos disse: “Ecco un altro portiere”, e così fu (sorride)…”. 

Placidi interpreta il ruolo in maniera moderna e per questo ha sviluppato una grande capacità nel giocare con i piedi.

“Qualcuno mi ha detto che sono degni di un centrocampista – scherza il portiere – Negli anno l’influenza di tecnici come Guardiola e Sarri ha fatto evolvere la figura del portiere, che non è più elemento passivo, ma finisce col rendersi pienamente partecipe in sede d’impostazione.

A me va più che bene, perchè mi piace avere un ruolo importante all’interno della squadra.

Mi piace sentirmi una sorta di leader silenzioso.

La parata più bella?

Quest’anno direi su un colpo di testa di Gomez a Pomezia”.

In passato le soddisfazioni non sono mancate, mentre il futuro di Mattia Placidi è ancora tutto da scrivere.

“Prima di firmare per l’Ottavia, anche il Città di Anagni si era interessato a me – prosegue con schiettezza l’estremo difensore – Se devo essere sincero, la Serie D mi manca e credo di avere ancora l’età giusta per sperare di arrivare a certi livelli.

Non mi sento Buffon, sia chiaro, però credo di avere delle buone qualità.

L’importante è che alla base ci sia un progetto preciso e stimolante.

Fare il secondo ad un giovane non m’interesserebbe”.

 

 

 

 

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