Ottavia, parla il ds De Lieto: “Ci chiamavano Real Madrid, ma alla fine abbiamo vinto noi. Porcelli? Vi racconto il nostro rapporto…”

Ottavia, parla il ds De Lieto: “Ci chiamavano Real Madrid, ma alla fine abbiamo vinto noi. Porcelli? Vi racconto il nostro rapporto…”

Sulla stagione che ha appena visto l’Ottavia di Pino Porcelli uscire vincitrice dal competitivo Girone D di Prima Categoria si potrebbe scrivere un romanzo.

Pagine e pagine dedicate ai momenti che hanno contraddistinto un campionato in cui il club non aveva mai nascosto le proprie ambizioni ma che si è rivelato complesso, tracce d’inchiostro destinate ai tanti protagonisti di un’annata memorabile.

Tra i tanti volti che debbono essere associati al trionfo dei biancoblu di via delle Canossiane cogliamo il profilo di Emanuele De Lieto.

Trentasette anni, una laurea in Ingegneria Civile alle spalle e negli occhi una visione a trecentosessanta gradi di uno sport che lo ha visto protagonista attivo fino ad un paio di stagioni fa e che da dodici mesi gli ha assegnato un ruolo inedito ma che sembra calzargli a pennello.

Per alcuni all’Ivo Di Marco Porcelli indossa la maschera del poliziotto cattivo, mentre lui veste i panni di quello buono.

Sotto certi aspetti può anche darsi che sia così, ma parlando con questo ragazzo si intuisce ben presto di quale entità sia stato il suo apporto nella gestione di un campionato da favola.

 

Emanuele, Ottavia può far rima con Forte Aurelio?

“Sotto certi aspetti ci può stare, le similitudini ci sono.

In entrambi i casi parliamo di squadre che erano partite per disputare un campionato importante e che poi, attraverso la compattezza del gruppo, sono arrivate al salto di categoria.

Quel Forte Aurelio era considerato la mina vagante del torneo, ma alla fine chiuse al secondo posto ed acquisì il diritto (successivamente ceduto alla Vjs Velletri, ndr) di disputare il Campionato di Eccellenza attraverso la partecipazione alla Finale di Coppa Italia.

Questo mi porta a sottolineare come quella manifestazione per noi non dovrà essere ritenuto un traguardo secondario.

Anzi…”.

OTTAVIA OSPITE A SPORT IN ORO

E’ possibile racchiudere la stagione dell’Ottavia in una semplice cartolina?

“Di momenti belli ne abbiamo vissuti tanti, per fortuna.

Io però vado controtendenza e fisso nella memoria quelli difficili”.

Ti riferisci alla sconfitta nella gara d’esordio con la Maglianese?

“Esatto.

In estate erano stati fatti molti proclami, qualcuno per sfotterci diceva: “Occhio che gioca il Real Madrid”.

Perdemmo per un episodio, ma fu un ko salutare perchè ci fece capire che per vincere non sarebbero stati sufficienti i nomi o i nostri singoli curricula, ma avremmo dovuto fare i fatti…”.

Nelle prime settimane di campionato qualche risultato altalenante di troppo…

“Il clima non era ideale.

Qualcuno prendeva di mira il mister etichettandolo come il Mourinho dell’Ottavia.

Noi ci siamo compattati, facendo un lavoro su ogni singolo giocatore.

La svolta è arrivata nel match con la Luiss: prima di quella partita tirava una brutta aria.

C’era chi diceva che, in caso di mancato successo, probabilmente ci sarebbero stati dei cambiamenti.

Noi abbiamo reagito da grande squadra, abbiamo giocato e vinto alla grande e da quel giorno non ci siamo più fermati fino a prenderci la vetta e non lasciarla più”.

Andrea Braconi Presidente Ottavia
Andrea Braconi Presidente Ottavia

Anche la sfida di ritorno con gli universitari ha rappresentato una tappa importante.

“Quel giorno ci hanno annichilito e la sconfitta è stata resa ancor più amara dal serio infortunio ai legamenti di Davide Viola, tutt’ora in rieducazione.

La squadra aveva ormai assunto però una sua identità ed io ero talmente tranquillo che avremmo raggiunto l’obiettivo che non esitai a dichiararlo anche a mezzo stampa.

Al termine del campionato la mia maggior soddisfazione sono state la disponibilità e l’educazione di tutti i ragazzi.

Senza questi requisiti, che personalmente ritengo fondamentali, non saremmo andati da nessuna parte.

Sono e sarò sempre dell’avviso che il talento può farti vincere una partita, ma un campionato te lo fa vincere solo il gruppo”.

davide viola ottavia

Per uno che è stato calciatore fino a poco tempo fa è stato difficile saltare al di là della barricata ed avere l’autorevolezza del direttore sportivo con persone che magari prima dividevano con te lo spogliatoio?

“Penso di averle superate queste difficoltà.

La grande differenza tra l’essere giocatore e lo stare al di fuori del terreno di gioco è la lucidità, quella visione d’insieme che ovviamente il calciatore non può avere.

Personalmente ho cercato di trattare tutti con lo stesso rispetto, senza mai badare ai trascorsi o all’anagrafe.

Quando giocavo, mi è accaduto di percepire trattamenti diversi nei confronti dei giocatori migliori e può anche essere una cosa naturale che si abbia un occhio di riguardo verso i più bravi.

Io ho agito in modo diverso: il lunedì le prime telefonate erano indirizzate verso coloro che non avevano giocato e che magari correvano il rischio di demoralizzarsi.

Io ho lavorato affinchè il livello di concentrazione e di consapevolezza nei propri mezzi fosse identico in ciascuno dei ragazzi.

In questo modo il mister ha potuto concentrarsi esclusivamente sulle proprie scelte di natura tecnica”.

Pino Porcelli
Pino Porcelli

Pino Porcelli lo conosciamo per essere una persona generosa come poche ne abbiamo incontrate in questo ambiente, ma non priva di qualche spigolo caratteriale.

Come avete trovato il vostro equilibrio?

“Se sono qui, è solo per un’intuizione di Pino.

E’ stato lui a ritagliarmi questo ruolo e gli sono riconoscente di questo.

Io sono stato suo giocatore tante volte in passato e non nego di essermi scontrato più volte con il mister.

Sono il primo a conoscere certi suoi lati caratteriali: a volte, lui può sembrare aggressivo nei modi, ma io credo sia solo una sua forma di insicurezza.

Nel mio piccolo, io ho cercato di smussare certi suoi spigoli anche rifacendomi alle nostre precedenti esperienze e di trasmettere all’esterno chi è realmente Pino Porcelli: una persona dal grande cuore e che riesce a darti veramente l’anima.

Noi, inteso come gruppo, gli abbiamo dato quella sicurezza che probabilmente desiderava e lui ci ha offerto la sua parte migliore (sorride)…”.

Dalle parole raccolte fin dai giorni immediatamente successivi alla conclusione del campionato, è filtrata la volontà di primeggiare anche in Promozione.

“Come ricordato in precedenza, ho fatto parte del Forte Aurelio, ma sono anche molto legato all’Atletico Vescovio.

Per me quello resta il modello da seguire, anche se è unico ed è difficilmente replicabile.

In Promozione noi intendiamo disputare un campionato importante e provare a competere con le migliori”.

atletico vescovio

Quanti dei protagonisti dell’ultima stagione rimarranno in via delle Canossiane anche l’anno prossimo?

“Da parte di tutti i ragazzi è emersa una grande disponibilità a proseguire insieme, però è chiaro che la categoria superiore, anche in relazione al differente impatto che avranno gli under nella composizione della rosa, porterà un rinnovamento.

Per il momento attendiamo l’evento finale, la grande festa con i ragazzi, lo staff tecnico e la dirigenza, che si svolgerà il prossimo 16 giugno in un ristorante sulla via Flaminia, poi potremo ufficializzare i nomi di coloro che resteranno con noi e di coloro dai quali dovremo, a malincuore, accomiatarci”.

di gennaro boreale

Radiomercato trasmette spesso i nomi di Angelo Di Gennaro e di Claudio Della Penna.

I primi rinforzi dell’Ottavia 2017/18 arriveranno dalla Boreale?

“Per fare un Campionato di Promozione di livello è necessario inserire nell’organico due o tre elementi di categoria superiore.

Questi due nomi non mi sento di confermarli, nè di smentirli.

L’unico dato certo è che stiamo lavorando in vista dell’apertura ufficiale del mercato”.