OGGIANO- MOLINO E L’OLBIA VA….

OGGIANO- MOLINO E L’OLBIA VA….

Le buone e le cattive cose le fa tutte la squadra bianca, perché Zeman ha appena il merito di mettere su un undici meno raccogliticcio di quello visto nel precampionato e, nonostante la complessiva giovane età, presenta solo i 4 under regolamentari (un ‘94, due ‘95 ed un ’96). Insomma una squadra dignitosa e di discreta esperienza, anche se con una panchina zeppa di enobarbi. Comunque i campidanesi se la giocano al meglio e se non fossero stati così incannucciati sotto porta (almeno 5 nitide palle gol mandate alle ortiche) probabilmente adesso parleremo di ben altra sorpresa. L’Olbia, come detto non parte male. Scotto comincia con una sorta di 4-2-1-2-1 che, pur a gioco frastagliato ed intermittente, mette in fila quattro palle gol ( due ciascuno per Molino e La Cava) che fanno presagire quel che solo in parte si avvererà. A rompere gli indugi ci pensa il “sassarese in ciabi” (emigrato a Li Punti) Fabio Oggiano, con una delle sue solite serpentine in diagonale che lo conduce al limite dell’area da dove parte il fendente che sembra decidere definitivamente la gara. Ed invece non è così. L’Olbia si incasina, da sola. Con Ravot su tutti che, in costante ambasce con Migoni più capiente di lui sia di fisico che di passo, si fa ammonire per la seconda volta, da pollo su un’entrata in scivolata all’altezza del centrocampo. L’Olbia resta giustamente in 10 (è forse una delle poche cose sensate che combina la terna arbitrale, quanto meno Zizza ed uno dei due Lineman) e, per una decina di minuti sembra aver perso il senso della presenza nel rettangolo verde: si gioca (?) a spanne, i giovinotti del capo di sotto vanno ancora più vicini al colpaccio, in un’occasione se la cava bene Sannino che esce al limite, per contrastare un incursione di Piselli a tutto campo che cavalca praterie desolate senza alcuna vigilanza delle “guardie” bianche. Insomma,  finisce il primo tempo con un ulteriore brivido provocato da una buona, ma non troppo (fortunatamente per l’Olbia) idea di Capelli che d’interno destro manda “a giro”, un sibilo al sette di Sannino e un chiaro segnale a mister Scotto. Il rientro in gara è, dunque più rasserenante. Scotto sostituisce La Cava con Steri e l’Olbia gioca, davvero, diversamente e con maggior personalità. A tratti diverte, i tre moschettieri li davanti danno saggi tecnici di buon livello e lì al centro finalmente Barone e Doddo coadiuvati da afferrabocciacarrapane Steri, impongono geometrie e superiorità ancor più indiscutibili in quanto giocate con l’uomo in meno. Il Selargius sparisce, fatica più dei bianchi nel recupero palla e nella costruzione del gioco. I giovinotti stavolta sembrano proprio le meringhe bianche. Per gli ospiti l’azione più pericolosa la subiamo, su calcio d’angolo con una gran botta di Sanna che finisce fuori appena sopra la traversa. Ma è l’Olbia che mostra, finalmente, di essere padrona del Nespoli e, in queste fasi Molino e Mastinu (anche da soli, quando esce Oggiano) fanno il bello ed il cattivo tempo. Peccato che a rovinar la festa ci si metta un guardalinee, diciamo non in giornata o forse soltanto miope, che almeno in due occasioni combina un pateracchio (al 24’ annulla persino la seconda rete di Oggiano, servito magistralmente dal “divino” di Ovilò). Poi persino lo sbandieratore sfasato diventa comparsa, grazie all’arbitro (anch’egli non proprio senza peccati) che decreta il rigore a vantaggio dell’Olbia che chiude il match. L’azione, a dirla tutta, è da sturbo: Mastinu si invola su tutta la fascia sinistra del campo, fa 80 metri lasciando i due giovani ad inseguir farfalle, lancia bene Molino in area che, prima dribbla poi si sposta sulla destra dove viene però anticipato regolarmente da Forzati che con le mani, entrambe, prende chiaramente il pallone (è vero che Molino cade, ma perché è lui ad arrivare sul corpo di Forzati). Nell’occasione, il segnalinee sfasato (che aveva una visuale perfetta come tutti noi della tribuna) ha continuato a non accorgersi dell’errore. Comunque, cambia poco perché si era già al 97’ e il rigore di Capitan “fumantino” Molino che piazza (la palla), ma non spiazza (il bravo) Forzati, finisce in rete per un 2-0 che è, comunque, di buon auspicio per l’annata che ha appena preso l’abbrivio.