Marco Apruzzese dice addio al calcio giocato: “Grazie a tutti, appendo i guanti al chiodo e a settembre diventerò padre”

Queste sono quelle interviste che non si vorrebbero mai fare. Quando un calciatore, e che calciatore in questo caso, decide si smettere è sempre dura doverlo scrivere.

All’età di 38 anni con oltre 20 anni di carriera alle spalle e più di 500 presenze tra Serie D, Eccellenza e Promozione Marco Apruzzese, uno dei portieri più forti del nostro calcio dell’ultimo ventennio ha deciso di dire basta con il calcio giocato e purtroppo appenderà i guanti al chiodo.

In tutti questi anni ha vestito tante maglie importanti nel Lazio e non solo Cassino, Melfi, L’Aquila, Lupa Frascati, Cynthia, Civitavecchia, Palestrina, Trastevere, Sporting Genzano e La Rustica. Dovunque è stato ha lasciato sempre un bel ricordo del Marco calciatore e del Marco uomo, dimostrando sempre le sue straordinarie doti calcistiche e umane.

Caro Marco, è proprio vero che hai deciso di smettere col calcio giocato o è uno scherzo?

E’ tutto vero purtroppo, ho deciso di dire basta… Devo dire la verità già all’inizio della passata stagione avevo pensato di smettere, ma è da gennaio che dentro di me ho iniziato a prendere in considerazione questa decisione dolorosa e sofferta. Poi chiudere la carriera con l’ennesima vittoria di un campionato penso sia il massimo. Infatti con il La Rustica abbiamo concluso la stagione in testa al girone, certo questo successo ha un sapore diverso; non poterlo festeggiare in campo con i compagni e averlo vinto “tra virgolette a tavolino” ti lascia un pizzico di amarezza, ma purtroppo questo maledetto virus è piombato sulle nostre vite senza preavviso e ha stravolto tutto. Però resta il fatto che quando è arrivato lo stop definitivo ci trovavamo in testa alla classifica e dunque siamo noi i Campioni. In questo periodo di quarantena forzata ho avuto modo di pensare tanto e sono giunto a questa decisione con la giusta consapevolezza. Avevo già ricevuto qualche chiamata, anche interessante e stimolante per il prossimo anno, ma ho preferito mettere un punto, quello definitivo.

Hai giocato in tantissime piazze, con squadre importanti e storiche. Quali sono i ricordi, le emozioni più belle che ti porterai sempre nel tuo cuore?

La mia carriera tra i grandi è iniziata nel 2000 a 17 anni a Cassino in Serie D e quindi quell’esperienza, l’emozione dell’esordio in uno stadio importante con tanto pubblico sugli spalti non potrò mai scordarla. Pensa, quella stagione ero partito come terzo portiere e poi quando mi si è presentata l’occasione giusta non me la sono fatta scappare e ho disputato un’annata incredibile. Ovviamente i ricordi più belli sono i vari campionati vinti e festeggiamenti successivi. Ricordo con grande affetto l’annata a Melfi in Serie D con la vittoria del campionato e l’approdo in Serie C. Le salvezze incredibile ottenute in Serie D a Civitavecchia e Palestrina. Poi la parentesi Trastevere, dove sono rimasto per 5 stagioni. Vincemmo il campionato di Eccellenza e portammo il Trastevere per la prima volta nella storia in Serie D. Fu un anno pazzesco e con tutti i ragazzi di quel gruppo ancora ci vediamo e ci sentiamo. E poi gli ultimi anni a La Rustica in Promozione, dove ho fatto una scelta di vita a scendere di categoria, ma non me ne sono mai pentito, anzi ho conosciuto persone fantastiche che porterò sempre nel mio cuore.

Hai avuto tanti Presidenti, quali sono quelli che ti hanno lasciato qualcosa in più?

Si ne ho avuti tanti e tutti molto differenti tra loro. Devo dire la verità non ho avuto mai problemi con nessuno, un pò sono stato fortunato, un pò sono stato bravo anch’io. Negli ultimi 6-7 anni ho vissuto il calcio in maniera differente e di conseguenza anche il modo di rapportarmi con loro nel tempo è cambiato. Senza dubbio la famiglia Betturri è quella con la quale si è creato il legame più forte. E’ una grande famiglia, mi hanno dato tanto e io ho dato tanto a loro. Siamo cresciuti insieme. Mi ricordo quando sono arrivato a Trastevere loro erano da poco entrati nel calcio e a piccoli passi e con tanta professionalità in pochi anni sono diventati una società modello, con un centro sportivo completamente cambiato, che ora è un vero gioiello. E poi il Presidente del La Rustica Romeo Croce, una persona squisita. Dal primo giorno mi ha trattato come un figlio. E’ una persona eccezionale e infatti se ho scelto di scendere di categoria dalla Serie D alla Promozione il merito è il suo.

Capitolo allenatori. Il portiere ha sia il preparatore che ovviamente l’allenatore di squadra. Con quali hai legato di più?

Allora come allenatori di squadra non posso non ricordare il mister che mi ha lanciato a Cassino, ovvero Giuseppe Capaccione, a lui devo il mio esordio in Serie D. Poi crescendo negli ultimi anni gli allenatori vedevano in me un punto di riferimento, un giocatore esperto che doveva fare da chioccia ai giovani sia in campo che soprattutto nello spogliatoio. Sergio Pirozzi è stato uno degli allenatori con il quale ho lavorato per più anni e insieme abbiamo vissuto delle annate indimenticabili. Poi ci sono state delle incomprensioni, il nostro rapporto si è inclinato, ma a distanza di tempo è bastato uno sguardo e un abbraccio per far passare tutto. Mister Aldo Salerno allo Sporting Genzano, grazie alla sua bravura siamo riusciti ad arrivare a disputare il Play Off e salire in Eccellenza e senza di lui non ce l’avremmo mai fatta. E poi c’è Daniele Paolini che mi ha allenato queste ultime stagioni a La Rustica. E’ un predestinato, lo definisco un fuoriclasse e infatti mi chiedo cosa ci faccia ancora in Promozione. Sono sicuro che tra qualche anno arriverà nel calcio che conta, perchè ha delle doti incredibili ed è giovane.

Invece per quanto riguarda i preparatori dei portieri sono 3 i più importanti: Franco Anellino, che purtroppo è venuto a mancare in un grave incidente automobilistico (si commuove) l’ho avuto a Cassino, è stato un grande giocatore nel basso lazio e mi ha trasmesso tanto. Poi Pietro Santinelli a Frascati. Io ero senza squadra e lui mi ha voluto fortemente, mi sono rimesso in forma e grazie a lui ho disputato una delle mie migliori stagioni. E infine il grande Morgan Croce con il quale ho collaborato 4 anni. Mi ha allungato la carriera, mi ha migliorato a livello tecnico e soprattutto mi ha ritrasmesso la passione del ruolo del portiere. E’ un vero professionista e cura in maniera maniacale tutti i dettagli. Anche fuori dal campo è un personaggio incredibile che fa del portiere la sua ragione di vita e non ha caso è un grandissimo collezionista di guanti, maglie, e un grande campione di subuteo.

Hai avuto la fortuna di giocare con tanti giocatori formidabili, quali di questi secondo te non hanno fatto la carriera che avrebbero meritato e con quali compagni di squadra sei diventato amico vero fuori dal campo?

Quando stavo a Melfi ho avuta la fortuna di giocare con Antonio Dell’Oglio, un vero fuoriclasse. Rimasi impressionato quando un giorno mi portò a casa sua, io ero uno dei più giovani, mentre lui uno dei veterani e mi fece vedere una cornice dove c’era scritto “Dell’Oglio annulla Maradona”, rimasi estasiato e dentro di me mi domandai cosa centravo io con un giocatore di quel calibro. Ma oltre ad essere un giocatore straordinario era una persona molto umile pronta ad aiutare i più giovani. Invece quà nel Lazio un giocatore che meritava sicuramente un’altra carriera è Simone Matozzo, un talento sprecato per queste categorie con un sinistro magico. Non mi scorderò mai quando giocavamo insieme a Genzano e in una partita di Coppa Italia ci trovavamo sotto di tre gol. Io fui espulso per un intervento falloso su un attaccante lanciato a rete e lui da solo, e dico da solo, ha preso per mano la squadra e dopo aver realizzato una tripletta ci ha permesso di passare il turno. Tante volte mi sono chiesto perchè non ha fatto neanche la Serie D, ma secondo me avrebbe potuto giocare tranquillamente in Serie C o in Serie B.

I compagni di squadra con i quali ho stretto dei legami forti sono Tiziano Luciani, conosciuto a Genzano in Serie D con la Cynthia, lui era un Under, e ora è uno dei miei migliori amici. Simone Sbardella conosciuto ai tempi del Trastevere e in poco tempo mi è entrato nel cuore, tanto che è il mio testimone di nozze. Antonio D’Ambrosio compagno di squadra al San Basilio Palestrina e a Trastevere e poi Andrea Battistelli, Luca Cristin, Luigi Cicino e tanti altri ancora

Il portiere è un ruolo delicato, infatti si dice che per farlo bisogna essere un pò fuori di testa… E’ vero questo? Te perchè hai deciso di fare il portiere?

Be’ noi portieri siamo un tutti dei personaggi un pò stravaganti e forse un fondo di verità c’è in questo…(ride) Io fin da piccolo ho avuto la predisposizione a fare il portiere. Mi buttavo nel cemento come se stessi sulla sabbia e già solo il fatto di dovermi mettere i guantoni mi affascinava. E’ anche vero che tante volte, quando i ragazzini fanno le partitelle tra amici in porta ci va sempre quello meno bravo, quello più cicciottello e così via. Il portiere è un ruolo a se. Tante volte ti senti solo, soprattutto quando si commette un errore. Ci vuole una grande forza di volontà, coraggio e l’aspetto caratteriale è fondamentale. Mi ricordo il mio esordio: feci una papera incredibile subendo un gol sotto le gambe… ero distrutto, ma ho saputo reagire e nel secondo tempo sono riuscito a parare anche un calcio di rigore. Questo per farti capire che il portiere passa dalle stelle alle stalle in un attimo. In più ho sempre avuto una dote innata nel saper parare i rigori, la componente fortuna è grande però ci vuole anche bravura nel sapersi tuffare. Straordinaria fu quella partita contro la Nuorese quando in una sola partita riuscìì a neutralizzare due penalty ed esultai alla Merk Bresciano… (ride) Ricordi indelebili…

Da tre anni hai intrapreso la carriera di preparatore dei portieri nella scuola calcio del Trastevere. Come ti stai trovando i questa nuova veste e cosa insegni ai tuoi giovani allievi?

Si da tre anni ho iniziato a fare il preparatore dei portieri nella scuola calcio del Trastevere. I bambini sono fantastici e ti regalano sempre emozioni. Prima di tutto cerco sempre di fargli fare cose divertenti perchè nella scuola calcio la parte ludica è fondamentale. Ho voluto iniziare proprio con i più piccoli per non bruciare le tappe. Ho ancora tanto da migliorare, cerco di aggiornarmi quotidianamente e un domani vorrei fare anche il preparatore dei portieri di prime squadre, ma facendo sempre un passo alla volta.

Chiudiamo con i ringraziamenti e soprattutto con una notizia che ti cambierà la vita

In primis voglio ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Mio fratello che quando gli ho detto che smettevo la prima cosa che mi ha detto è stata “E ora la domenica che faccio?”… Mia madre, la mia prima tifosa. Mio padre che non si è mai perso una mia partita, pure quando giocavo a Melfi non è mai mancato. Quando ero ragazzo era lui che mi accompagnava sempre agli allenamenti e la domenica alle partite, senza di lui non avrei potuto fare tutto questo. Mia moglie che ha sempre accettato le mie decisioni, si è sempre sacrificata con me il sabato sera a stare a casa e che mi ha sempre incoraggiato sia nei momenti belli che in quelli più difficili. E a settembre mi regalerà la gioia di diventare padre della piccola Angelica...(si commuove) Anche per questo ho capito che era arrivato il momento giusto per appendere i guanti al chiodo, proprio per stargli ancora più vicino e potermi prendere cura della nostra creatura, frutto del nostro grande amore. Già mi vedo in giro con il passeggino… Sono contentissimo di diventare padre.

E poi un ringraziamento speciale lo voglio fare a tutte le persone che ho conosciuto in questi anni, i compagni di squadra, gli addetti ai lavori e a voi giornalisti che date lustro al nostro mondo, facendoci sentire importanti, facendoci interviste e riprendendo le partite. Mi mancherà tutto del calcio giocato, lo spogliatoio, l’adrenalina della partita, ma è giusto così…

Grazie calcio che mi hai dato tanto… mi hai fatto diventare uomo… e mi hai regalato innumerevoli emozioni…mi mancherai….