LUCA SCROCCA A 360°: “DALLA D ALLA PANCHINA, ORGOGLIOSO DEL MIO FIANO ROMANO”

LUCA SCROCCA A 360°: “DALLA D ALLA PANCHINA, ORGOGLIOSO DEL MIO FIANO ROMANO”

A cura di Alessandro Bastianelli.

Smettere con il calcio giocato per molti è un modo per staccare la spina, trovare più tempo per sé stessi o ricaricare le batterie dopo tanti anni spesi sui campi di gioco.

Luca Scrocca, vecchia conoscenza dei nostri palcoscenici dilettantistici, non ha invece perso tempo dopo aver detto basta con gli scarpini.

Il Fiano Romano, squadra in cui ha militato negli ultimi mesi del 2013 in Promozione, gli ha dato la possibilità di mettersi subito all’opera affidandogli la panchina della Juniores Elite, campionato nel quale i fianesi sono all’esordio assoluto.

Dopo quattro giornate il Fiano Romano ha sorpreso tutti centrando tre vittorie consecutive nelle ultime tre partite, sciorinando numeri che fanno sorridere un ex difensore come Scrocca: dieci gol segnati a fronte di nove subiti e terzo miglior attacco del girone, ma soprattutto, al di là dei dati, una voglia di salvarsi e di far bene che pochi si aspettavano.

Abbiamo scambiato quattro chiacchere con lui, tra il suo presente sulla panchina e il passato sempre vivo nei suoi ricordi.

 

Mister, nove punti in quattro partite sono un ottimo punto di partenza per una neo promossa, specialmente se consideriamo che i successi sono arrivati contro delle dirette rivali per la salvezza come Fregene, Boreale e Tuscia Foglianese.

Beh se qualcuno mi avesse detto, prima del fischio d’inizio stagionale, che sarei stato quassù probabilmente lo avrei preso per matto!

Scherzi a parte, credo sia un primo riconoscimento, meritato, per i miei ragazzi, che sono un bellissimo gruppo e che mi stanno rendendo la vita molto facile, sono orgoglioso di loro.

Per il Fiano Romano l’Elite è un’esperienza nuova, stiamo affrontando questa avventura con lo spirito giusto e ciò mi rende molto fiducioso: abbiamo vinto le prime battaglie, ma la strada è ancora lunga.

 

Dieci gol a fronte di nove subiti dimostrano che la tua squadra propone un gioco offensivo e arioso. Dopo tanti anni in difesa sei passato all’attacco?

Sono numeri che a un ex difensore potrebbero far storcere il naso, ma non dimentichiamo che la maggior parte dei gol li abbiamo incassati in una partita soltanto, l’esordio sfortunato contro il Villanova (finita 7 – 2 per i tiburtini ndr).

Curare la fase difensiva è l’aspetto che preferisco, ma credo che sia giusto far giocare a calcio e divertire questi ragazzi; è importante per la loro crescita e mi fa piacere che provino sempre ad imporre il nostro gioco.

Questa è la mia idea di calcio, anche se sono quattro domeniche che alleno e parlare di “idea di calcio” forse è troppo. Andare avanti a calcioni o sperando negli errori avversari non mi appartiene: non ero così da giocatore e non lo sarò da allenatore.

 

Dopo l’esordio con il Villanova come sei intervenuto, a livello mentale, con i tuoi ragazzi? Era importante dimenticare subito quella sconfitta e ci state riuscendo.

Beh quel risultato ha scoraggiato più me che loro, mi sono fatto mille domande chiedendomi dove avessi sbagliato, nonostante il lavoro svolto durante la settimana fosse stato più che soddisfacente.

Io credo che il miglior primo tempo, paradossalmente, lo abbiamo disputato contro il Villanova, ma forse abbiamo pagato lo scotto dell’esordio in un campionato durissimo, al quale mentalmente non eravamo abituati.

Dopo la partita ho continuato a rassicurare i ragazzi della bontà del lavoro che abbiamo svolto, dovevano credere in sé stessi e, soprattutto, in ciò che mi mostravano durante la settimana; stiamo sulla buona strada ed il black out di Villanova ormai è un lontano ricordo.

 

In linea generale cosa hai apprezzato di più della tua squadra in queste prime quattro giornate?

Tante cose, ma più di tutte la voglia di imparare e di crescere, allenamento dopo allenamento.

Questi sono ragazzi straordinari, hanno una determinazione e uno stimolo a migliorarsi davvero incredibile, questo è ciò che mi lascia più felice, anche perché, oltre al risultato sul campo, il mio compito è quello di preparare al meglio i miei giocatori per andare successivamente con i “grandi”.

Ci stimoliamo a vicenda, per me è una grande opportunità potermi guadagnare la salvezza sul campo e consegnare quanti più giocatori possibili alla prima squadra.

 

Andiamo più sul personale.

A primo impatto, qual è la differenza maggiore tra giocare ed allenare?

Sicuramente la responsabilità e la pressione di dover gestire un gruppo, piuttosto che farne parte.

Quando giocavo sentivo la partita e le pressioni sino a pochi giorni dopo il verdetto del campo, invece adesso il coinvolgimento è totale, perché dal mio lavoro dipende la gestione di un’intera squadra, e non posso fare a meno di pensarci in qualsiasi momento.

Se da giocatore perdevo una partita, solitamente il martedì mi era già passato e mi allenavo in maniera spensierata, adesso devo stare sempre sul pezzo, e lo sa bene mia moglie che deve sopportarmi per tutta la settimana.. credo che sia lei ad aver avvertito di più la mia nuova veste (ride ndr).

 

Hai avuto tanti allenatori nella tua carriera da giocatore.

Se dovessi scegliere due nomi, chi sono quelli che ti hanno insegnato di più?

Ugo Fronti e Sergio Pirozzi, senza dubbio, ne ho avuti parecchi ma con loro due ho avuto un feeling sia tecnico che personale.

Con Ugo abbiamo vinto tanto, lui per me è uno specialista della Coppa Italia di Eccellenza, trofeo che, nel Lazio, credo che abbia vinto solo lui a livello nazionale, ed io sono orgoglioso di aver fatto parte di quel Ladispoli.

A livello umano Sergio Pirozzi è una persona speciale, la migliore che mi abbia allenato.  Cosa ho imparato di più da lui? Senza dubbio la gestione del gruppo.

Oltre a essere un grande motivatore, ha delle doti umane davvero superiori alla media, sa stimolarti, prenderti per il verso giusto e farti rendere al meglio, oltre che far uscire tutte le tue migliori caratteristiche.

Quando mi relaziono con il mio gruppo, prendo sempre lui come punto di riferimento.

 

Il tuo più bel ricordo da calciatore invece?

Come ti ho anticipato, la Coppa Italia Dilettanti vinta, su scala nazionale, insieme a Ugo Fronti nel 2003.

Fu un evento dalla grande risonanza, non potrò mai dimenticare nessun particolare di quel giorno: andammo a Pontassieve, a giocare contro il Derthona, una corazzata del nord, fu una gara combattutissima risolta da un nostro gol negli ultimi minuti, che ci spalancò le porte al campionato di Serie D nonostante non avessimo disputato un campionato di vertice. Fu un’esperienza unica.

 

Chiudiamo con quello che era il tuo mondo, l’Eccellenza.

Qual è la tua opinione sul girone A? E’ un raggruppamento equilibrato, in cui stenta ad emergere un padrone, in molti dicono che ciò sia la naturale conseguenza del deterioramento tecnico dei nostri campionati, sei d’accordo?

In parte si, è un dato evidente e non possiamo nasconderci dietro un dito ed ignorare la realtà.

La crisi ha costretto molte squadre a puntare maggiormente sui giovani, e la Federazione ha fatto il resto imponendo una regola, quella degli under, che per come è strutturata fa solo il male dei giovani.

E’ insensato che un ragazzo appena uscito dagli allievi debba andare a giocare necessariamente con i grandi, quale giovamento può trarne? Si rischia solo di bruciarli, come è successo con tanti giocatori in questi anni, di regalargli delle illusioni che poi si dissolvono in un niente.

Per il resto, ci sono squadre di Promozione che potrebbero tranquillamente arrivare nei primi posti in Eccellenza, penso al Lepanto, alla Valle Del Tevere e al Città di Ciampino, evidentemente ormai a far la differenza non è più la categoria ma altri fattori, come il budget ed i progetti.

Per quanto riguarda le favorite ancora è presto per esprimersi, ma Trastevere, Ladispoli e Nuova Sorianese mi sembrano una spanna sopra agli altri. Tutta questa competizione, però, mi diverte e mi appassiona, anche se c’è meno qualità erano anni che non si vedeva un equilibrio del genere.

E te per chi tifi? Ho già un’idea..

Eheh io ho giocato per molti club, ma ricordo con affetto il periodo vissuto a Soriano per quanto ci hanno dato i tifosi, c’era un entusiasmo notevole e giocare per loro mi ha riempito di orgoglio.

Ma d’altra parte mi sento legato anche a mister Pirozzi per tutto quel che mi ha dato negli anni passati.

Da esterno, simpatizzo per Sorianese e Trastevere, ma ripeto, è presto per fare pronostici e sarà un campionato molto aperto.