Leone, parole d’amore per il Ladispoli: “Qui sono rinato. Se vogliono, resto altri dieci anni…”

Leone, parole d’amore per il Ladispoli: “Qui sono rinato. Se vogliono, resto altri dieci anni…”

“On fire” è un’espressione inglese per dire, in senso letterale o lato, che si arde a causa di qualcosa.

Riferendoci ad Emiliano Leone, possiamo certamente sostenere che in questo momento il cuore del forte centrale romano ha ottimi motivi per bruciare.

Il primo è inequivocabilmente legato alla nascita del piccolo Riccardo, avvenuta la scorsa settimana, mentre il secondo coincide con l’avventura professionale che sta vivendo da quasi dodici mesi.

Leone prova un sincero senso di gratitudine nei confronti del Ladispoli, club che lo ha accolto fin dal primo giorno con grande affetto.

A pochi giorni dal confronto finale con il Villafranca Veronese, il leader della retroguardia rossoblu ha rilasciato un’interessante intervista ai nostri microfoni.

 

Innanzitutto, auguri!

Che effetto fa diventare papà?

“Cosa posso dirti?

E’ qualcosa di straordinario, indescrivibile.

Credo che solo chi ha avuto un figlio possa capire cosa si prova.

Mi sembra di camminare tre metri sopra il cielo…”.

Seguirà le orme paterne?

“Speriamo abbia piedi migliori dei miei, se dovesse decidere di farlo (ride)…

Scherzi a parte, certamente gli farò praticare qualche sport, perchè ti fa crescere e ti forma nelle relazioni con gli altri”.

Tu a che età hai cominciato?

“All’inizio giocavo in casa con mio nonno.

Lui si metteva in porta ed io cercavo di segnare.

Ricordo che per scherzo lo chiamavo Pagliuca.

A cinque anni e mezzo, invece, mi iscrissero alla scuola calcio della Pro Calcio Acilia.

Mia nonna mi accompagnava e poi nonno veniva a riprendermi”.

emiliano leone

Hai giocato sempre in difesa?

“No, i primi tempi giocavo in mezzo, a centrocampo.

Poi, quando ero nei Giovanissimi Nazionali della Lodigiani, mister Ameli mi spostò in difesa perchè mancava un centrale e da lì non mis ono più mosso”.

Perchè?

“Perchè mi piace dare indicazioni ai miei compagni di squadra, manovrarli.

E’ un po’ come avere un joypad, hai presente?”.

Al tuo fianco nel corso della stagione è stato quasi sempre schierato Gallitano.

Di questo ragazzo si dice un gran bene…

“Alessio è fortissimo, ma soprattutto è un ragazzo umile, squisito.

Come si dice in gergo, è uno che in campo non stacca mai la spina e merita solo complimenti, come tutti gli altri compagni di squadra del resto.

Può ancora crescere sotto il profilo tecnico, ma possiede ampi margini di miglioramento.

Non dimentichiamo che è del ’99…”.

Nonostante la squalifica, domenica scorsa eri con i tuoi compagni a Villafranca.

Che idea ti sei fatto dei veneti?

“Sono forti, organizzati.

Domenica prossima non sarà una passeggiata”.

ladispoli festa

Però le armi per attaccarli le avete.

Su quali bisogna puntare?

“Ormai la gente sa che sugli esterni siamo fortissimi, però siamo in grado di alternare le giocate sulle corsie con il palleggio in mezzo al campo.

Da quello che ho visto domenica scorsa, loro potrebbero soffrire un po’ su certe palle profonde, ma è solo un’opinione…”.

Servirà pazienza.

“Ne servirà molta.

Da questo genere di sfide ne esci bene solo se usi la testa.

Non dimentichiamo che ci sostiene una città intera…”.

ladispoli tifosi

I tifosi vi hanno seguito ovunque.

“Sono stati incredibili sia a Canistro che a Villafranca.

Duecento persone si sono sobbarcate un viaggio di seicento chilometri per una partita di Eccellenza.

In Serie A quelli del Chievo non avrebbero raggiunto un numero del genere.

Non prendermi per pazzo, ma sotto certi aspetti è stato quasi un bene non arrivare primi in campionato.

Vedere tutta questa gente sugli spalti per noi è entusiasmante, mette i brividi.

Domenica ce la metteremo tutta per mettere la famosa ciliegina sulla torta e gioire insieme a loro”.

Tu di gare di questo tipo ne hai giocate parecchie nella tua carriera.

Come si gestiscono alla vigilia le risorse mentali e nervose dei compagni più giovani?

“Trasmettendo contemporaneamente serenità ed entusiasmo.

L’importante è non caricare troppo quelli che sentono più degli altri la partita.

Basta guardarli negli occhi, li riconosci subito quelli che hanno bisogno di essere calmati un pochino (sorride)…”.

nista leone ladispoli

Dal giorno del tuo arrivo, hai sempre dichiarato che a Ladispoli hai trovato la tua dimensione ideale.

Che cos’ha questo club di così speciale rispetto ad altri?

“L’anno scorso non ero sereno per motivi miei e le mie prestazioni in campo ne risentivano.

Ora posso dire che mi sento rinato e lo devo a questa gente che mi ha fatto sentire a mio agio fin da quel 26 luglio.

Dico grazie alla società ed ai miei compagni di squadra, tutti stupendi.

Io sono convinto che nella vita nulla accada per caso.

Qui a Ladispoli ho ritrovato la mia serenità, fin dall’inizio ho sentito con chiarezza dentro di me che questa sarebbe stata una pagina importante della mia vita”.

Nel caso in cui raggiungeste il vostro obiettivo, resteresti anche in D?

“In passato ho letto che qualcuno mi vorrebbe confermare per altri dieci anni ed io rispondo: “Sono pronto a restare altri dieci anni, se mi vogliono”.

Lo ripeto, qui a Ladispoli ho ritrovato la mia serenità interiore”.

Ricapitolando: Nista si farebbe biondo, Cardella si farebbe un tatuaggio…

E Leone cosa farebbe in caso di successo finale?

“Piano, facciamo un passo alla volta.

Ci stiamo lavorando da undici mesi a questa cosa…

Eventualmente ti rispondo domenica verso le 18:30.

Siamo d’accordo? (ride)”

Affare fatto, qua la mano.

 

 

 

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