LEONE FA LE CARTE AL CAMPIONATO: “LA VITERBESE PUO’ FARE IL DOUBLE, NEL B COLLEFERRO FAVORITO PER IL SECONDO POSTO”

LEONE FA LE CARTE AL CAMPIONATO: “LA VITERBESE PUO’ FARE IL DOUBLE, NEL B COLLEFERRO FAVORITO PER IL SECONDO POSTO”

Il giro di boa rappresenta un momento importante nell’economia di un campionato.

E’ tempo di bilanci, consuntivi, ma anche pronostici.

Fa effetto chiedere una disamina a chi negli ultimi anni ha scritto pagine importanti nei tornei della nostra regione e che, per motivi insondabili ma forse neanche tanto, ancora attende in riva al fiume che qualcuno si ricordi di lui.

Parliamo di Diego Leone, ossia dell’uomo che ha centrato la doppietta con il Santa Maria delle Mole dei miracoli, ma anche di colui che aveva riportato nell’elite del calcio nostrano il Tor Sapienza dopo anni di purgatorio.

Fermo al palo dopo la rottura estiva con il club castellano ed un paio di abboccamenti in corso d’opera non andati a buon fine, Leone si è prestato volentieri ad un giro d’orizzonte con la nostra redazione, analizzando quanto espresso nei due raggruppamenti del massimo campionato regionale in questi primi quattro mesi.

 

Cominciamo dal Girone A.

Secondo lei, finora ha espresso i valori ventilati alla vigilia del torneo?

“Onestamente credo di sì.

Fermo restando gli scossoni che ciclicamente provengono dalle rispettive dirigenze, ritengo che Viterbese Castrense e Rieti stiano rispettando le attese d’inizio campionato.

Capisco le grandi aspettative che hanno i due club, ma non sempre è possibile abbinare i risultati alla qualità del gioco…”.

E’ proprio impossibile costruire un instant team e chiedergli anche un alto livello di gioco?

“Non penso che sia impossibile.

I risultati possono anche derivare da una coralità e non solo dalle giocate dei singoli, però serve pazienza per arrivarci ed in certi casi il risultato è la componente predominante.

A questo va aggiunto anche un altro dettaglio: esistono anche gli avversari ed in queste categorie nessuno ti regala niente”.

Definisca la sua idea di “bel gioco”.

“Per me una squadra gioca un bel calcio quando è equilibrata, compatta tra i reparti.

Faccio un esempio: lo scorso anno noi sconfessammo un antico adagio, secondo il quale i campionati si vincono attraverso una difesa imperforabile, chiudendo con il miglior attacco e solo la terza difesa meno battuta.

Questo dovrebbe far riflettere sul fatto che si può arrivare a dama, anche sfruttando le proprie caratteristiche…”.

Finora la qualità del gioco espresso in generale l’ha impressionata?

“Ad onor del vero, no.

Non sono rimasto particolarmente colpito da nessuna squadra”.

Solimina e Punzi: chi le è più vicino come filosofia di gioco?

“Sono due ottimi tecnici e da entrambi cercherei di acquisire qualcosa.

Conosco poco Solimina, ma mi sento vicino a lui per il temperamento che cerca di infondere alla sua squadra.

Punzi è invece un allenatore che insegue maggiormente il bel gioco e comprendo anche la sua visione delle cose”.

Chi vincerà alla fine?

“Dico la Viterbese Castrense, anche se sarà un duello che ci accompagnerà fino al termine del campionato”.

Solimina è l’uomo giusto per i gialloblu?

“Penso proprio di sì.

In quel contesto serve un allenatore di carattere e lui certamente lo è.

Anche la vicenda-Morrone dimostra che lavorare a Viterbo non è esattamente come fare una gita in barca con il mare calmo…”.

Nessuna insidia per le battistrada?

“L’unica potrebbe essere la Nuova Sorianese, ma solo trovando continuità e magari viaggiando sulle ali dell’entusiasmo di qualche vittoria prestigiosa.

Stimo molto Daniele Scarfini, ma credo che i punti di distacco siano tanti e che possano solo sperare in qualche turbolenza di troppo a Rieti o a Viterbo.

Penso che i rossoblu chiuderanno al terzo posto”.

A chi potremmo dedicare una menzione speciale al termine del girone d’andata?

“Ex aequo a Villanova e Ladispoli.

Faccio i complimenti alle società ed agli allenatori.

Lì stanno portando avanti un progetto ben preciso e le squadre giocano a viso aperto ogni domenica, a prescindere dal nome dell’avversario”.

Qual è il giocatore più forte di questo girone, salvo quelli da lei allenati in passato?

“Non ho dubbi: Sebastian Gay.

E’ il tipico calciatore che sa sempre assumersi le proprie responsabilità.

Non si nasconde, ma va sempre a prendersi la palla per dare il via all’azione.

Legge sempre la situazione tattica prima degli altri.

Se potessi, lo vorrei sempre avere nella mia squadra”.

Perchè non ha funzionato la coppia con Empoli?

“A differenza di quanto accadde a Santa Maria delle Mole, dove Alessio arrivò per recitare fin da subito la parte del leader, lì non hanno avuto la pazienza di aspettarlo.

Ho sentito anche quanto dichiarato nel corso della vostra trasmissione dal patron Fedeli ed ovviamente non condivido la sua opinione.

Empoli ha caratteristiche ben precise, che probabilmente non sono state sfruttate a dovere”.

Molti ritengono che il livello del campionato abbia subito un ulteriore ridimensionamento in questa stagione…

“Io credo sia rimasto sostanzialmente invariato.

Le problematiche sono sempre le solite: reperire un under di valore ai Castelli Romani è certamente più semplice che trovarne uno a Canino, tanto per fare un esempio.

Forse in questa stagione è diminuito il numero delle reali candidate al titolo.

L’anno scorso noi vincemmo un campionato in cui le competitor si chiamavano Fregene, Rieti, Albalonga e Real Pomezia”.

Argomento ostico: chi rischia di più in chiave-salvezza?

“E’ sempre antipatico fare dei nomi, però vorrei sottolineare come ci sia grande equilibrio in coda alla classifica e come tutte le squadre in gioco per quel traguardo abbiano dimostrato di poter creare grattacapi a chiunque, vedi l’Empolitana al Rieti o il Città di Cerveteri alla Viterbese Castrense, tanto per citare due esempi.

Con il girone di ritorno inizia sempre un altro campionato e spesso i valori vengono rovesciati.

Guardate il Città di Monterotondo: ha avuto un avvio tormentato, ma ora con i nuovi innesti sta accorciando in classifica e le ultime due vittorie consecutive sono un segnale…”.

Tre squadre del Girone A e solo una del Girone B tra le magnifiche quattro semifinaliste in Coppa Italia.

Una casualità o la testimonianza di uno spessore maggiore nel gruppo centro-settentrionale?

“Penso sia frutto di un caso.

Nel gruppo ci starebbero tranquillamente anche il Rieti o la Lupa Castelli Romani”.

La finale sarà…?

“Vado a sensazione.

Credo che la Viterbese Castrense riuscirà ad arrivarci ed anche a centrare il double a fine stagione, tuttavia non sarà per nulla facile contro la squadra di Graniero e su un campo come il Martini Marescotti.

Penso però che Solimina vorrà vendicare con tutte le sue forze quel famoso 3-3 che gli fu fatale”.

E dall’altra parte del tabellone chi la spunterà?

“L’1-0 per l’Empolitana rappresenta un risultato molto insidioso per il Real Pomezia.

Non me la sento di sbilanciarmi: do ad entrambe il 50% delle possibilità di agguantare la finale”.

Passiamo al Girone B.

La Lupa Castelli Romani domina per propri meriti o anche per i limiti dei propri avversari?

“Vincono perchè hanno valori nettamente superiori agli altri.

Sono strutturati in ogni singola componente, tecnica e societaria.

Hanno saputo migliorarsi in corso d’opera ed oltretutto mi piace moltissimo il fatto che non abbiano intenzione di risparmiarsi, gestendo un vantaggio già significativo e giocando, come si suol dire, in punta di piedi.

E non dimentico il lavoro che sta facendo mister Gagliarducci…”.

Alle spalle della capolista regna la bagarre.

Chi si aggiudicherà il secondo posto?

“In questo momento mi sento di dire Colleferro, anche se c’è grande equilibrio.

I rossoneri stanno però trovando la giusta continuità attraverso gli investimenti fatti di recente e vincere a Cisterna contro una squadra in netta ripresa rappresenta un importante avviso ai naviganti”.

La Pro Cisterna si salva?

“Secondo me sì e può riuscirci anche senza passare per i play-out”.

Inutile chiederle chi rischia maggiormente…

“Le ciociare non stanno andando benissimo, ma sono troppe le squadre coinvolte.

Se devo rifarmi ai campionati passati, sottolineo con dispiacere l’andamento di squadre come Gaeta e Formia.

Da appassionato è davvero un peccato vederle nelle retrovie della classifica, ma senza dubbio nel girone di ritorno sarà comunque un problema per tutti affrontarle nella loro tana”.

Anche qui le chiedo la più bella sorpresa della stagione.

“Sono rimasto piacevolemente colpito dalla Vis Artena in occasione del derby con il Colleferro.

Sta facendo un ottimo campionato”.

Tra i protagonisti di questo torneo chi le piacerebbe allenare?

“Ho due nomi in testa: Gamboni e Colantoni.

Sono due giocatori eccezionali, in grado di cambiare volto alla squadra in cui militano.

Eravate presenti anche voi al match tra Albalonga e Lupa Castelli Romani ed avrete notato con quanta naturalezza Colantoni è andato ad occupare il ruolo di difensore centrale dopo l’espulsione di un proprio compagno.

Questi sono i giocatori che fanno la differenza”.

Facciamo un gioco: ipotizziamo che ad inizio campionato le avessero dato l’opportunità di allenare una squadra a sua scelta tra Viterbese Castrense, Rieti o Lupa Castelli Romani.

Quale delle tre avrebbe scelto per organico o fascino della piazza?

“Sarei caduto bene in ogni caso (ride)…

Mah, diciamo Rieti per la presenza di Gay, ma sottolineo che si tratta di un gioco chiaramente”.

Nelle scorse settimane il suo nome è circolato a Fregene, Monterotondo Scalo e Ciampino.

Cosa c’è stato di concreto?

“Poco, solo dei pour-parler, senza mai andare troppo in profondità”.

Quanto le manca il campo?

“Molto, è innegabile.

Negli scorsi anni ho fatto molta gavetta e non desidero accettare qualunque proposta.

Non lo dico per presunzione, ma solo perchè non penso sia giusto sminuire la professionalità di una persona e questo vale per ogni ambito.

Certe volte mi viene da pensare che qualcuno avrà anche ipotizzato che negli scorsi anni a Santa Maria delle Mole si è vinto solo grazie ai giocatori, però poi vanno messi anche in campo per le loro caratteristiche e gestiti in un certo modo.

Non basta prendere il pacchetto delle figurine per vincere…”.

Lei è fermo dal maggio scorso.

Che risposte si è dato a tal proposito?

“Non ci giro intorno, trovo difficoltà perchè non ho sponsor alle spalle.

Anzi, qualcuno ce l’ho: il record di punti con il quale ho vinto il campionato di Promozione, il miglior attacco dell’annata del passaggio in Serie D, la Coppa Italia con il Tor Sapienza.

Bastano?”.

Se la chiamasse un club di Promozione, accetterebbe?

“Se alle spalle ci fosse un progetto interessante e concreto, accetterei senza problemi”.

Se potesse tornare indietro, gestirebbe diversamente la fase immediatamente successiva alla vittoria del campionato?

“Io sono convinto che avrei meritato di guidare il Mole in Serie D.

A posteriori, probabilmente avrei dovuto fare subito la mia scelta.

Ragionando freddamente, il 6 maggio avrei dovuto ringraziare tutti e salutare, ma i rapporti costruiti in quel periodo mi hanno fatto attendere troppo sviluppi che non sono arrivati ed anche questo mi ha portato a perdere alcune possibilità”.

Cosa le manca di quel periodo?

“Mi manca tutto, dalle chiacchierate quotidiane con Giorgio Tomei al sostegno di una tifoseria che ora non segue quasi più la squadra e con cui sono rimasto in splendidi rapporti”.

Ed i suoi ragazzi le mancano?

“Quello è stato un gruppo meraviglioso ed è rimasto molto unito.

Continuiamo a sentirci di frequente e siamo andati a cena poco prima di Natale.

Poche settimane prima, avevo perduto il mio papà e tutti mi hanno fatto sentire la loro vicinanza.

Gente come Giuffrida, Panella, Verdini la porto nel cuore.

Ed un posto speciale lo ha anche Milazzo che tutti dipingono come quello che appare in campo, ma in realtà è un ragazzo dalla sensibilità profonda.

Per non perderli mai di vista, figuratevi che ho imparato perfino ad usare WhatsApp, sebbene io sia tutto fuorchè tecnologico…”.