La nuova vita di Alfonsi in panchina: “Il calcio giocato mi manca tanto, ma posso dire la mia anche da tecnico. Ora vorrei allenare una prima squadra”

La nuova vita di Alfonsi in panchina: “Il calcio giocato mi manca tanto, ma posso dire la mia anche da tecnico. Ora vorrei allenare una prima squadra”

Sul conto di Maurizio Alfonsi potremmo stare ore ed ore a dissertare, gustandoci i video delle infinite prodezze tecniche che ha regalato a noi tutti in vent’anni di attività agonistica.

Del resto, nonostante abbia ormai appeso gli scarpini al chiodo tre anni fa la memoria del suo straripante talento rimane ben viva negli occhi di coloro che hanno potuto ammirare la parabola di un calciatore che solo per una serie di sfortunati eventi ed a causa di qualche scelta non azzeccata nel corso della sua carriera è rimasto “imprigionato” nel mondo dei dilettanti, senza potersi cimentare ai livelli di cui la sua classe sarebbe stata più che degna.

Oggi Maurizio ha intrapreso la sua seconda vita calcistica e, come tanti suoi ex colleghi, ha scelto di cimentarsi in panchina.

Un percorso non semplice, ma che lui è assolutamente convinto di intraprendere.

Reduce da un biennio nel settore giovanile dell’Atletico 2000 e poi dall’esperienza sulla panchina della formazione Under 19 del Casal Barriera, il “Magic Box” del calcio laziale è pronto per nuove sfide ed è in attesa di mettersi alla prova.

 

Che bilancio fai dell’esperienza alla guida dell’Under 19 del Casal Barriera?

“È stata un’avventura molto positiva sia per me che per il gruppo che ho allenato.

Il nostro campionato è cominciato a metà novembre, ma con i ragazzi il lavoro è cominciato il primo settembre.

Mi piace sottolineare che, a differenza di altre squadre che prevedevano la presenza di calciatori classe 2003 e 2004, la nostra rosa era composta unicamente da 2005.

Molti di loro peraltro già li conoscevo perché erano con me già ai tempi dell’Atletico 2000.

Abbiamo avuto un rendimento costante, incamerando diciotto punti nel girone d’andata ed altrettanti nel girone di ritorno e chiudendo al quinto posto.

Secondo alcuni abbiamo fatto un miracolo, mentre altri hanno detto che si poteva fare qualcosina in più.

Io credo che la verità sia nel mezzo: è vero che qualche punto lo abbiamo lasciato per strada, ma tutto sommato direi che abbiamo fatto bene”.

Come mai hai scelto di intraprendere la carriera da allenatore?

“Quando ho appeso gli scarpini al chiodo, tutti mi dicevano che avrei dovuto indirizzarmi verso un ruolo da ds, visti i numerosi rapporti con i presidenti e la capacità di valutare i calciatori.

In effetti, ero partito per fare quello, ma ben presto mi sono reso conto che io senza vedere il campo non ci so davvero stare.

A me piace vivere a contatto con la squadra, stare con i ragazzi nello spogliatoio.

Ecco perché ho cambiato prospettiva ed ho cominciato con l’Under 14 e con l’Under 17 dell’Atletico 2000, per poi andare al Casal Barriera”.

Ti manca il calcio giocato?

“Mi manca tantissimo e non posso nascondere che avrei potuto fare molto di più nella mia carriera.

Purtroppo spesso il mio carattere mi ha portato a compiere delle scelte sbagliate e questo rammarico me lo porto dentro.

La peggiore rimane quella di aver lasciato l’Ostiamare, non avrei dovuto farlo.

Ormai però è acqua passata ed ho voglia di far bene da allenatore.

Il prossimo 24 giugno sosterrò l’esame per entrare in possesso del patentino Uefa B con il quale potrò allenare fino in Eccellenza e spero con tutto il cuore che qualcuno mi dia l’opportunità di dimostrare quanto valgo.

A me piace molto aggiornarmi e rinnovarmi costantemente.

Guardandomi intorno, noto con piacere che alcuni club cominciano a dare fiducia a tecnici giovani.

Penso all’UniPomezia che ha puntato sul mio compagno di corso Andrea Casciotti, alla W3 Maccarese che ha puntato su Francesco Colantoni e sullo stesso Real san Basilio che quest’anno ha fatto benissimo con Stefano Iannotti.

Mi auguro che questo esempio sia seguito anche da altre realtà e che si cominci a dar spazio alla nuova generazione, dopo che per anni sono circolati sempre gli stessi allenatori…”.

Calcio giovanile o una prima squadra: per quale tipo di target ti senti più predisposto?

“Ho già sperimentato le categorie giovanili, quindi per compiere un ulteriore step di crescita personale sarei più orientato verso una prima squadra, possibilmente con un progetto concreto alle spalle, o eventualmente verso un Under 19 Elite.

Vedremo se arriveranno proposte nelle prossime settimane…”.