KEVIN MASTROSANTI: “EL TANQUE” SPARA IN VETTA LA JUNIORES DELL’ATLETICO 2000, NEL SEGNO DEL GECO

KEVIN MASTROSANTI: “EL TANQUE”  SPARA IN VETTA LA JUNIORES DELL’ATLETICO 2000, NEL SEGNO DEL GECO
il centravanti della Juniores Elite dell’Atletico 2000 di Boncori, Kevin Mastrosanti

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 



A cura di Giovanni Crocè

Il massiccio centravanti classe 1994 dell’Atletico 2000 dei miracoli di mister Daniele Boncori     racconta la sua stagione da sogno, 11 gol in 13 giornate, il suo rapporto con allenatori, compagni, ed alcuni retroscena su come, dopo essersi salvata per un soffio la stagione passata, ora l’”Atleti” abbia sorpreso tutti, portando la società tuscolana di Via di Centocelle su una nuova dimensione sportiva.

 

Mastrosanti, l’anno scorso avete agganciato l’ultimo posto utile per salvarvi senza disputare i playoff, oggi siete primi a +4 da una corazzata storica come il Tor di Quinto, cosa è cambiato?

 

La grande miglioria è che sono rimasti pochi classe 1994, ma come si usa dire molto, molto buoni, e poi gli innesti dei classe 1995 sono stati vincenti oltre ogni ragionevole previsione. Ma va detto che questi stessi calciatori del ’95 la stagione scorsa hanno vinto il campionato Allievi Regionali permettendo quest’anno all’Atletico di fare gli Allievi Elite. Dunque, sarà pur sempre un campionato Allievi Regionali B, ma loro sono forti. In più io tra il campionato disputato tre anni fa sotto età e i due seguenti, sono alla mia terza partecipazione al campionato Juniores Elite, quindi “devo” dare qualcosa più degli altri perché questo torneo lo conosco a menadito. Anche l’anno scorso, al di là della salvezza all’ultimo, avevo realizzato 17 reti.

 

Tanti addetti ai lavori, però, credono che rispetto alle edizioni passate il torneo Juniores Elite sia leggermente sceso di livello, permettendo anche a realtà “nuove” come voi, di essere primi. Tu che giochi la Juniores Regionale Elite da 3 campionati, che opinione hai?

 

In parte può anche essere vero, anche perché i migliori giovani vengono scelti immediatamente per la prima squadra in Eccellenza o in Serie D, ma non è giusto sminuire il valore di chi resta. Anche perché ci sono annate ed annate di calciatori, e tutto un movimento non può essere sminuito per l’assenza di 10-12 giocatori della nostra età che già sono in qualche prima squadra. Io ho rifiutato quest’anno di andare in Eccellenza o in Serie D, e il merito è di mister Boncori.

 

Cosa ti ha detto?

Ci trovavamo già in ritiro estivo il 5 Agosto, e anche se qualche offerta era già arrivata per il sottoscritto, dalle prime amichevoli disputate si vedeva che eravamo una squadra diversa e più forte dell’anno passato. Poi mister Boncori, sia in quei giorni che qualche tempo fa, all’approssimarsi delle finestra di mercato di questo dicembre, mi ha detto chiaro e tondo: “Kevin, proviamo a vincere questo Scudetto?”. Io non penso minimamente anche per non essere arrogante, che siamo favoriti, però addirittura non cavalcare l’onda e provarci quest’anno, al mio ultimo campionato in categoria, sarebbe un delitto. Potevo andare via prima, la partecipazione di quest’anno è una scelta finale per lasciare un segno, fino a giugno resto qua all’Atletico.

 

C’è una squadra, tra quelle che hai affrontato, che ti piace particolarmente affrontare?

 

Certo, e per me sono come due piccoli derby. Uno è quello con la squadra che andiamo ad affrontare sabato prossimo alle 15, l’Almas, visto che io prima del De Rossi, e dell’Atletico 2000, ho iniziato i primi passi proprio nella scuola calcio di questo club, in Via Demetriade. Poi anche perché nel club biancoverde (l’Almas ndr) ci sono tanti miei amici che giocano, sfide su sfide dunque. E l’altra partita che voglio sempre vincere e ce l’ho fatta, almeno all’andata, è stata quella col Savio, che se devo dirla tutta mi sorprende si trovi in quella posizione di classifica, perché per me sono davvero forti. Anche là ho tanti amici che vestono la casacca dei prenestini, dunque con Almas e Savio, sempre motivazioni triplicate!

 

Come potresti dipingere in pochi tratti mister Daniele Boncori e il rapporto che hai con lui?

 

E’ un allenatore particolare e speciale, con un carattere fortissimo, è capace di farti andare il sangue agli occhi per quanta convinzione dà ai suoi atleti. E poi ha anche una certa abilità psicologica. Una metafora che ci ha ripetuto fino alla nausea e ribadisce tuttora è quella che racchiude l’essenza di questo Atletico 2000 ad un geco, proprio il rettile dalla lunghissima lingua molto simile ad una lucertola. Faceva ridere anche noi, all’inizio, ma la sostanza è che per il mister noi siamo una squadra che deve essere simile a questo animale: silenzioso, basso profilo, ma decisi, e quando c’è la possibilità di catturare la mosca con un colpo di lingua, noi dobbiamo essere là, pronti a cogliere l’attimo. Per ora stratagemmi come questi ci stanno sgravando di una grossa pressione psicologica e riusciamo ad ottenere, con un po’ di fortuna, anche successi clamorosi come quello di sabato scorso (vittoria col Pro Roma col 4-3 realizzato proprio da Mastrosanti al  minuto ’93). Siamo sempre molto umili, e finchè faremo “una corsa in più per aiutare il compagno”, vorrà dire che la strada è quella giusta.

 

Hai un numero 9 di riferimento, che ti ispira quando scendi in campo a giocare?

 

A forza di dirmelo, compagni e allenatori mi hanno fatto interessare molto a Gèrman Denis, il centravanti argentino dell’Atalanta, anche se ad accomunarci per ora ci sono solo i capelli biondi e la stazza fisica. Però ci può stare come paragone tecnico, in quanto io devo migliorare soprattutto nello stretto, mentre in allungo e nella protezione del pallone riesco spesso a dire la mia. E poi sono fortunato in quanto mister Boncori mi segue sempre moltissimo, forse perché lui, da ex attaccante, ci tiene particolarmente a dirmi tutto ciò che sa sul ruolo. Io però da vero laziale, da quando è a Roma ho occhi solo per Miroslav Klose.

 

Meglio il Mastrosanti attaccante o la versione da studente?

 

Di gran lunga meglio il Mastrosanti centravanti! (dice ridendo ndr). Adesso credo di essere migliorato anche a scuola, anche se non sono una cima, però ci metto più impegno, anche perché ora faccio il quarto anno, sono stato bocciato in primo e mi è servito. Al di là di tutto se non dovessi essere un calciatore professionista, il mio ideale è di ripercorrere la carriera di mio padre nell’aeronautica militare.

 

Tanti bomber, soprattutto nei momenti chiave, sono scaramantici. Tu hai qualche rito particolare?

 

Ebbene sì. Prima di qualunque partita, amichevole o campionato che sia, bacio le foto di mia mamma e della mia ragazza che tengo sempre nel portafoglio, per darmi la serenità e la voglia giusta. E devo dire che non ci sono tante cose migliori per darmi la carica giusta. E’ un momento che dura lo spazio di un attimo ma è insostituibile e necessario.

 

Provini ne hai mai fatti?

 

Come ti dicevo, in passato l’interesse di società di eccellenza mi ha portato a provare anche con successo con società come Pisoniano e San Cesareo, dove sarei anche potuto andare, poi per un motivo o per l’altro, anche perché non avevo voglia di andare in un posto solo per vedere più la panchina del campo, sono rimasto dove sono. L’ultimo abboccamento in ordine temporale è invece stato con il Perugia Calcio (club professionistico gemellato con l’Atletico 2000, che prima ancora aveva una partnership tecnica con l’Udinese), dopo i 17 gol della stagione passata, un provino estivo, ma anche in quel caso, l’affare non si è chiuso. Se è davvero l’anno ideale, spero almeno in un titolo regionale condito da trasferimento in un grande club. Non siamo qua per sognare?

 

Lo stacco netto per tentare di essere un vero calciatore quando lo hai compiuto?

 

Ti accorgi di aver trovato la tua dimensione quando la serata a casa andando a letto presto, invece di girare per locali, pub o discoteche con gli amici, non ti pesa per nulla perché ti dà più gusto essere riposato per fare un allungo in partita fatto bene piuttosto che gozzovigliare in giro fino all’alba. Allora non ci pensi più e sai che raggiungere per primo quel pallone è la tua ragione di vita. Non è stato sempre così, ma ora lo è. Per primo in questo devo dire grazie all’attuale tecnico degli Allievi  1996 dell’Atletico Gianluca Valerio, che io ho avuto quando facevo i giovanissimi, il primo a cambiarmi mentalità su questo è stato lui. Valerio e Boncori mi hanno formato più di tutti come calciatore.