DIRIX RELOADED #3: UNDICI METRI SOPRA IL CIELO

DIRIX RELOADED #3: UNDICI METRI SOPRA IL CIELO

Una storia di Eccellenza… a cura di Andrea Dirix 

 

Tanto tuonò che piovve.

Ci sono volute tre giornate, ma alla fine le due superpotenze del Girone A si sono ritrovate da sole, appaiate, davanti a tutti.

I due titani si scrutano a distanza.

Si annusano, cercano di capire l’una le debolezze dell’altra, si rispettano (ma poi neanche più di tanto, al di là delle apparenze e del politically correct).

La scorsa settimana sono già partiti un paio di colpi di avvertimento da una parte e dall’altra.

Tutto nella norma, se volete.

Sono schermaglie tipiche in campionati come quello che umilmente cerchiamo di raccontarvi settimana dopo settimana.

Messaggi in codice, più o meno criptati, che diverranno guerra a tutto campo il 22 dicembre prossimo, quando il Rocchi ospiterà gara 1 del confronto più atteso.

Diverse in tutto, Rieti e Viterbese o Viterbese e Rieti, affinché nessuno s’adombri.

Storia e tradizioni differenti e forse inconciliabili.

Con il cuore dedicato a Santa Rosa ed in tasca il santino laico di Santoruvo, fu ad un passo dalla B qualche anno fa l’una, tempio di cestisti e podisti, ma con una buona predisposizione per il cuoio l’altra.

Fedeli e Camilli, vulcanici, innamorati del calcio e vincenti, lustrano l’artiglieria e difendono scelte personali e caratteri così lontani e così vicini.

Viaggiano a punteggio pieno entrambi e motivi di soddisfazione non mancano.

La Viterbese, che è anche Castrense, perché le origini non vanno dimenticate, ha fatto strame di avversari finora.

Solimina viaggia ad una media di tre centri a partita e finora ha già spedito nell’elenco dei marcatori sei dei suoi.

Facile con quel bendidio, si dirà.

Non così in fretta, aggiunge il cronista, perché conciliare le personalità di gente che ha seminato oltre 400 germogli tra Serie A e Lega Pro con le asperità di un torneo come quello in questione, non è affar semplice.

Contro un Fonte Nuova che è piaciuto per spirito nella prima parte del match, ma che nella seconda ha palesato qualche limite di tenuta nervosa, gente come Romondini e Federici ha offerto alla platea una superba dimostrazione della differenza che intercorre tra un buon giocatore ed uno che il professionista lo ha fatto per anni.

E allora, giù il cappello di fronte al Comandante, uno di famiglia per la proprietà gialloblu, ma in primo luogo il profilo giusto per guidare alla meta il Dream Team.

Il Rieti è sotto assedio per i presunti favori arbitrali di questa prima fetta di campionato.

Quattro rigori nelle tre uscite sin qui disputate non sono pochi ed alcuni di essi hanno fatto storcere il naso a chi li ha subiti.

Leggasi Monterosi, uscito con le ossa rotte dal Manlio Scopigno dopo un primo tempo da applausi e terminato sullo 0-0 soltanto per l’insolita generosità di Provinciali.

Scorsini non ha gradito per nulla le occasioni sciupate dal suo puntero di riferimento ed ancor meno le valutazioni nei propri sedici metri del pontino Giancola, costate l’uno-due di Artistico (avrà una media stile-Balotelli a fine campionato?) e Garat e pure l’espulsione del giovane Andreoli.

Decisamente troppa (dis)grazia per un allenatore serafico come quello dei biancorossi, che pure non ha il costume di soppesare oltre il dovuto le decisioni arbitrali.

Dunque il Rieti sa vincere solo su rigore!

Calma, non credo che le qualità dei sabini si esauriscano al di là del dischetto.

Credo, invece, che la squadra non abbia ancora pienamente digerito la dottrina tattica del suo mentore, che è giovane ma non è uno sprovveduto.

Il Rieti ha una qualità media complessivamente molto alta, ma evidentemente non riesce ancora a manifestarla in senso totale.

Mi dicono che qualche uccellaccio ha cominciato a girare su stadio ed antistadio e che qualche tifoso, che probabilmente si attendeva da subito un rendimento degno del blasone amaranto celeste, ha preso a mugugnare in tribuna.

Comprensibile, umano, ma non aiuta la causa.

Se si vuole centrare il ritorno in D, l’ambiente deve essere saldo e compatto.

Qualcuno lo troverà banale e me ne scuso, ma società, tecnico, squadra e tifosi devono comporre un organismo unico per arrivare alla meta.

Ho la fortuna di conoscere Francesco Punzi da anni e so come e quanto lavora.

A ventotto anni non si vince un campionato di Promozione con un girone di ritorno da record e rimontando dal sesto posto per caso.

Io c’ero e ne sono stato testimone.

Nel Tanas Casalotti di quell’anno Cordelli era il braccio armato, ma la mente armonica era lui ed il risultato fu straordinario.

Per esperienza ho notato questa costante nelle squadre del giovane tecnico romano: con il trascorrere delle giornate le gambe si sciolgono e tutto riesce più fluidamente.

Più che ai rigori si pensi allo zero nella casella dei gol subiti, unico caso tra le trentasei in lista.

La storia insegna che i campionati si vincono attraverso la solidità difensiva e questo è certamente un aspetto da prendere in considerazione.

E allora, giù le mani da Punzi ed avanti a giocarsela con orgoglio e senza tentennamenti che sarebbero letali al cospetto di cotanta rivale.

Sempre che gli altri si accontentino del ruolo di convitati di pietra, il che non è per nulla scontato.

Prendete la Nuova Sorianese, ad esempio.

Giornata dopo giornata va prendendo coscienza della propria forza e questo potrebbe essere un pensiero in più per le tonanti regine.

Camillucci è silente ma bravo e la scorpacciata di reti con il Città di Monterotondo magari contribuirà a collocare la mordacchia su qualche bocca fin troppo arguta che non ha in simpatia questo tecnico.

“Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno”, recitava l’antico adagio e sui Monti Cimini anche in passato qualche distonia di troppo non ha agevolato il percorso della squadra.

Vale lo stesso concetto espresso in precedenza per i reatini: uniti si può sognare di partecipare fino in fondo al gran ballo e poi, comunque vada, rimarrà pur sempre una grande avventura.

A proposito di Monterotondo, oggettivamente non ha avuto i connotati di una favola l’incipit della squadra di Sgherri.

Tre sconfitte di fila, tre reti incassate di media ed un aspetto ancor più preoccupante: nessun centro, nonostante si disponga in avanti di un attaccante del calibro di Petrangeli.

Non so cosa incida nel rendimento degli eretini.

La squadra è di buona levatura, forse manca qualcosina in sede di rifinitura della manovra, ma il materiale c’è.

Mi dicono che ieri si sia svolta una riunione per trovare una rotta comune ed uscire da questo momento-no.

Penso di non essere troppo lontano dalla realtà, se immagino che per il club suoneranno come indizi probanti i risultati della gara di coppa con il Fregene e, soprattutto, di domenica prossima con il Città di Cerveteri.

L’altra metà del cielo invece si gode il primo successo stagionale, arrivato grazie ad una rete di Maresca, proprio mentre si giocava il derby della Mole.

Una coincidenza che non sarà sfuggita agli juventini che seguono le vicende del calcio regionale.

Come ai più non sarà sfuggito il primo ko stagionale del Grifone, che in settimana se la vedrà con due viterbesi: Monterosi in coppa e Nuova Sorianese in campionato.

La sconfitta di Canino ha segnato la fine della corsa di Vigna a Fregene.

Ne abbiamo scritto diffusamente in altra sezione del sito e qui ci limitiamo a rinnovare l’in bocca al lupo ad un tecnico bravo e che finisce per scontare colpe non solo sue.

Buon per Centaro, che invece rinsalda la propria panchina ed affila le armi in vista del derby con il Montefiascone, uno snodo che da quelle parti è particolarmente sentito.

All’appuntamento arriva bene anche l’undici di Del Canuto, reduce dalla bella prestazione di Villanova, valsa i primi tre punti dell’anno e la fine dell’imbattibilità di Trinchera.

La porta dell’ex estremo difensore di Vis Artena e Montecelio era intatta da 261’, prima dell’acuto di Calevi.

Due minuti di follia sono invece costati carissimo all’Empolitana di Amici, che proprio sul più bello si è arresa all’orgoglio del Città di Cerveteri e del suo simbolo, Mirko Bentivoglio.

Due sono invece i pari conquistati su tre giornate dal Futbolclub di Centioni e Sancricca.

Più di questo preoccupano le difficoltà manifestate in zona-gol, dove gli orange hanno trovato il varco giusto solo una volta, grazie a Barile, nei primi 270’ del torneo.

Si può, si deve migliorare.

Va migliorando a vista d’occhio la classifica della “Vecchia”, tornata a godere dei numeri interi grazie al bel successo sul Montecelio.

Castagnari, Fronti e Iannicelli possono guardare con rinnovata fiducia al futuro.

A sud della Capitale, la caduta del Roccasecca a Morolo ha spianato la strada ad un nuovo terzetto di battistrada, composto da Lupa Castelli Romani, Colleferro e Monte San Giovanni Campano.

La squadra di Mancone, orfana dell’infortunato Medoro, costretto sul più bello ad alzare bandiera bianca per una lesione tendinea ad una coscia che lo terrà lontano dal campo per almeno quarantacinque giorni, si è arresa a quella di Adinolfi, brava e cinica al punto giusto nello sfruttare le occasioni concesse dai cugini.

I frascatani, come da pronostico, non hanno invece avuto troppi problemi a risolvere a proprio favore la gara con il Cecchina.

Troppo netta la superiorità degli uomini di Gagliarducci, che ha operato un robusto turn-over, dando il giusto spazio anche agli elementi meno utilizzati fino a questo momento.

Continua a crescere l’intesa della coppia Pippi-Fanasca.

Ed a proposito di bomber di razza il campionato prende nota pure dell’uno-due Tornatore-Carlini con il quale il Colleferro piega un Formia generoso, ma scarsamente propositivo in avanti, anche se gli uomini di Scarlato hanno visto sfumare il pareggio a breve distanza dal traguardo.

Non propriamente soddisfatto della prova dei suoi Baiocco, tecnico da sempre più avvezzo a valutare la prestazione dei suoi uomini prima ancora del risultato sul campo, ma considerando le attese che montano sui rossoneri in questa stagione il Ferguson tiburtino chiuderà un occhio.

Il tutto in attesa di riabbracciare l’infortunato Figlioli e di gustarsi un Galuppi, ancora ai box per un tesseramento non ancora perfezionato in Lega.

Una lungaggine inaspettata e che sta indispettendo non poco in casa-Colleferro.

Lorini e Cirelli esaltano invece il momento del Monte San Giovanni Campano, che in pochi si sarebbero aspettati di vedere lassù dopo tre giornate di campionato.

Merito di un tecnico capace come Antonio Gaeta e di un gruppo che ne sta seguendo pedissequamente le linee guida.

Lo diciamo sottovoce, ma forse il campionato sta ritrovando una delle sue protagoniste principali.

Il Gaeta sta crescendo ed ora ha una nuova traccia su cui lavorare.

Melchionna ha scoperto che il suo organico ha le qualità per eseguire un buon 3-5-2 e dal vittorioso confronto sul Borgo Podgora ha anche estratto un coniglio dal cilindro: Giuseppe Andolfi, portierino classe ’96, che potrebbe rappresentare una delle note liete di questo campionato.

Paloni non ha invece digerito la mollezza con la quale i suoi hanno interpretato parte del match ed i regali offerti agli avversari durante i novanta minuti.

Se conosciamo un minimo l’ex allenatore del Cecchina, crediamo che Pro Cisterna in coppa e Lupa Castelli Romani domenica prossima non avranno vita facile contro i pontini.

Sorride a metà anche la Vis Artena, che batte in rimonta il Semprevisa, gioisce per la prima tripletta da rossoverde di Turchetta, ma sacramenta per il grave infortunio occorso a Valentino: frattura del radio e lungo stop per il talentuoso ex numero 10 del Valmontone dei bei tempi andati.

Castellane contro nel mercoledì di coppa.

Ciampino ed Albalonga arrivano al primo round con umori diametralmente opposti: gli aeroportuali masticano petali di loto per il successo sofferto ma di vitale importanza ai danni dell’Atletico Boville, mentre gli azzurri masticano semplicemente amaro per il secondo rovescio consecutivo in casa.

La doppietta di Scacchetti, sempre più uomo-simbolo del Lariano Rocca di Papa Nemi, riapre ferite nella tempestosa tribuna dell’impianto di piazza Monsignor Guerrucci e riporta a galla nella memoria dell’attempato cronista domande inespresse eppur latenti: non è che il Lauretti di Albano preferisce esser corsaro più che governatore come ai tempi di Monterosi?

Occorrerà comunque equilibrio, altrimenti la strada si farà dannatamente in salita…