Dall’Almas al Certosa passando per il Nord America, Colasanti racconta la sua vita in biancoverde: “Do peso alle persone, non alle categorie. Qui vado al campo con il sorriso sulle labbra”

Dall’Almas al Certosa passando per il Nord America, Colasanti racconta la sua vita in biancoverde: “Do peso alle persone, non alle categorie. Qui vado al campo con il sorriso sulle labbra”

La sosta forzata del Campionato di Eccellenza sta ormai volgendo al termine e mister Marco Russo, riabbracciati Gabriele Marini e Simone Dovidio reduci dall’esperienza in Rappresentativa, potrà preparare al meglio la difficile trasferta di Gaeta contro i biancorossi di Andrea Bellamio.

L’umore della truppa non può che essere alto, dal momento che il Certosa ha impattato benissimo con la stagione ed i numeri delle prime quattro giornate testimoniano la bontà del percorso intrapreso in un torneo assai complesso come il Girone B di Eccellenza.

Flavio Colasanti è dalla scorsa stagione uno degli alfieri più apprezzati dei biancoverdi di Centocelle.

Giocatore dotato di tecnica sopraffina, l’ex Montespaccato vanta anche un’esperienza assai formativa negli States ed in Canada.

Tra passato e presente, il trequartista illustra il momento e le prospettive dei romani, senza tralasciare il legame instaurato con l’ambiente ed i particolare con il tecnico, con l’Amministratore Delegato Marco Santolamazza e con il Direttore Sportivo Paolo Michesi.

 

Sei alla seconda stagione al Certosa e addirittura alla terza consecutiva con Marco Russo, Marco Santolamazza e Paolo Michesi.

Ormai il vostro è un legame che va ben oltre il campo.

 “Mi trovo benissimo con ognuno di loro, sia in campo che fuori, perché non fanno mai venir meno il loro apporto.

Con il mister ormai si è instaurato un legame speciale: io e lui ci intendiamo con un semplice sguardo.

Dal mio punto di vista, lui ha una dote importante e che fa la differenza: sa ascoltare e sa mettersi nei panni di noi giocatori, capendo le esigenze di ciascuno.

Questa è una caratteristica che ritengo fondamentale in un tecnico ed anche per questo ho scelto di restare qui.

Io do sempre un peso particolare alle persone, ecco perché ho abbracciato con convinzione il progetto del Certosa”.

Peraltro, il bianco ed il verde sono colori che in qualche modo fanno ormai parte del tuo destino.

Sotto quali aspetti ti senti maggiormente cresciuto rispetto ai tempi dell’Almas?

“Quando ero all’Almas, non avevo una collocazione tattica ben definita, ero un po’ uno spirito libero (sorride)…

Intendiamoci, anche nel Certosa posso svariare molto nella metà campo avversaria, ma grazie alle indicazioni del mister mi sento più consapevole di quel che serve alla squadra nei momenti specifici di un match”.

Pur avendo avuto l’opportunità in passato di tentare l’avventura nel professionismo, alla fine hai preferito scegliere soluzioni diverse.

Cosa ti ha spinto a fare quelle negli Stati Uniti ed in Canada, ad esempio?

“E’ vero, il 7 agosto di qualche anno fa lasciai il ritiro della Vis Pesaro per andare a giocare il campionato NCAA a Miami.

Forse agli occhi di qualcuno fu una decisione un po’ folle, ma io comunque mi armai di coraggio e partii.

Alla fine, è stato comunque un percorso formativo e, peraltro, condito dalla vittoria finale.

L’anno successivo, invece, giocai a Montreal in Prima Divisione anche per stare più vicino alla mia compagna Isabel, che è canadese, e ad Emma, la nostra bimba.

Anche in questo caso, l’esperienza è stata importante e vittoriosa”.

Che ricordi hai invece della stagione con la maglia del Montespaccato?

“Ho memoria di una stagione particolare, che purtroppo venne interrotta a causa della pandemia, mentre stavamo battagliando con Real Monterotondo Scalo e Tivoli.

Grazie al Presidente Monnanni il Montespaccato ha sempre avuto un’ottima organizzazione e quell’anno avevamo una squadra di grande qualità e con tantissime alternative.

Resta forse un pizzico di rammarico per non aver potuto completare il torneo, ma in questi casi non resta che attenersi alle decisioni degli organi preposti.

Sono comunque contento che tutte e tre le squadre siano poi riuscite a centrare il salto di categoria nel corso del tempo”.

Spesso chi gioca nel Certosa si sofferma sulla dimensione familiare, oltre che sulla grande serietà, di questo club.

A te quali caratteristiche piacciono particolarmente del vostro ambiente?

“Fin dall’inizio sono rimasto colpito dalla professionalità di tutto lo staff tecnico e dirigenziale.

Con tutti c’è sempre la possibilità di confrontarsi, elemento che in passato non sempre ho riscontrato in altre realtà.

Quando c’è condivisione e sei ascoltato, ti senti maggiormente coinvolto e vai ad allenarti con il sorriso sulle labbra.

Per me tutto questo è molto stimolante”.

Lo scorso anno avete centrato la salvezza diretta nel Girone A.

Catapultati nel Girone B e con un anno di esperienza in più nella categoria, quale obiettivo vi siete prefissati in questa stagione?

“Tanti di noi in passato hanno già fatto parte di squadre chiamate a vincere ed hanno dimostrato di saper fare la differenza.

Personalmente il Girone B l’ho giocato una sola volta in precedenza con la maglia dell’Almas ed in quell’occasione realizzai 24 reti.

A differenza dell’altro raggruppamento, conosco meno i giocatori, ma so che ci sono numerose squadre attrezzate anche qui.

In estate il direttore ha svolto davvero un ottimo lavoro in sede di mercato e vogliamo far bene e dimostrare le nostre qualità.

Siamo consapevoli di essere una buona squadra, fatta di ragazzi in gamba anche sotto il profilo umano.

Per quanto riguarda il torneo, siamo solo all’inizio e, come dicono in tanti, credo sia necessario attendere almeno la decima giornata per avere una visione d’insieme più chiara”.

Intanto, però, dopo quattro giornate avete già raccolto ben dieci punti e siete in testa da imbattuti e con una difesa solidissima.

Non c’è il rischio di montarsi la testa?

“No, assolutamente.

Abbiamo già compreso che in questo campionato nessuno ti regala nulla e sono rimasto colpito dalla qualità delle squadre affrontate, specie dell’Audace dei miei vecchi amici Ilari e Pralini.

Le partite che abbiamo disputato sono state tutte tirate e, se siamo riusciti quasi sempre a vincere, secondo me lo dobbiamo a numerosi fattori: dalla bravura del nostro reparto difensivo agli spunti di noi attaccanti, senza dimenticare i cambi in corsa del mister durante i novanta minuti.

Avere una rosa profonda ci permette di modificare spesso assetto e di avere soluzioni diverse nei novanta minuti”.

Domenica arriva un altro test probante a Gaeta.

Come state preparando la partita?

“Siamo contenti di riabbracciare Gabriele e Simone dopo la loro esperienza in Uefa Regions Cup.

L’importanza del match che ci attende è dimostrata anche dalla grande cura con cui il mister lo sta preparando fin da martedì scorso, quando ha cominciato a farci provare movimenti che di solito curiamo il giovedì.

Ci attende una trasferta impegnativa e proveremo a fare risultato anche lì, anche perché nessuno di noi vuole affrontare il viaggio di ritorno in pullman con il muso lungo (ride)…”.

Che obiettivo ti sei dato a livello personale per questa stagione?

“Nel mio ruolo da trequartista provo ogni domenica a rendermi utile alla squadra, anche se non posso nascondere che segnare mi fa sempre un certo effetto.

In passato sono sempre andato in doppia cifra e l’anno scorso mi è dispiaciuto fermarmi a quota 9, ma va anche detto che sono stato costretto a saltare numerose partite per infortunio ed a causa del virus.

Il gol per me è importante, non posso negarlo, ma ancor di più lo è il bene della squadra.

Avvertendo la fiducia di società, mister e compagni, spero di ripagarla appieno”.