Il calcio laziale ammaina un’altra bandiera, Luca Di Gioacchino dice stop: “Non ho più stimoli, preferisco fermarmi”

Il calcio laziale ammaina un’altra bandiera, Luca Di Gioacchino dice stop: “Non ho più stimoli, preferisco fermarmi”

Triplice fischio.

La carriera agonistica di Luca Di Gioacchino si chiude qui, in un freddo mercoledì di metà dicembre, e dunque con mezza stagione ancora da giocare e che non giocherà mai con la maglia della Boreale sulle spalle.

Nessun ripensamento, nessuna voglia di rimettersi in pista altrove magari.

Dopo ventitre anni di onorato servizio reso al nostro calcio, uno dei più completi difensori centrali del dilettantismo laziale piazza un chiodo nel muro e ci lascia appesi due scarpini che di battaglie ne hanno giocate tante.

Lo abbiamo celebrato giovanissima promessa in quella infinita fucina di talenti che è la cantera del Tor di Quinto ed abbiamo ancora negli occhi e nel cuore certi siparietti con Paolo Testa, quasi un fratello maggiore.

Suo e di Angelo, molto più che un semplice fratello gemello, quasi un alter ego, propaggine l’uno del corpo dell’altro.

Anni belli, ricchi di aspettative per il futuro, ma pure carichi di sentimento e di senso di appartenenza.

Spesso si dice di questo o di quel ragazzo che spende la propria vita tra i dilettanti: “Poteva fare di più”.

Per Luca non è una frase di circostanza, ma è una convinzione: lui più in alto poteva tranquillamente arrivarci.

Se non lo ha fatto, certamente una parte delle colpe sono sue e di un carattere probabilmente esageratamente schietto per un ambiente che vena d’ipocrisia e compromessi troppi dei suoi elementi.

Nessun rimpianto, comunque.

Le soddisfazioni se le è comunque tolte tra i dilettanti, padroneggiando, a modo suo, un ruolo non facile.

Ad un difensore centrale si richiedono qualità che spesso possono entrare in collisione con i giocatori e con il pubblico avversario.

Lui le partite le ha sempre interpretate con agonismo e personalità.

Doti che oggi, ad appena ventinove anni, lo portano a chiudersi alle spalle la porta del calcio giocato.

Di_Gioacchino villi boreale

“Nessun ripensamento, finisce qui.

Se arrivi a fare una scelta simile, devi essere convinto ed io lo sono.

Lascio perché sono venuti meno gli stimoli e senza quelli è inutile proseguire – esordisce al telefono Di Gioacchino – Ringrazio la Boreale per tutto quello che mi ha dato in questo anno insieme, in special modo il presidente Leonardi, una persona meravigliosa”.

Di maglie ne ha indossate parecchie, Luca.

Alcune gli sono rimaste stampate sulla pelle più di altre.

“Non posso dimenticare i sei anni trascorsi a Palestrina, sono rimasto attaccato a quei colori, a quella gente.

La maglia del Ladispoli poi me la sono sentita davvero addosso.

L’ultima che cito coincide con l’ultima che indosserò, quella della Boreale.

Potrà sembrare strano, visto che qui sono arrivato a metà della scorsa stagione ed in mezzo c’è stata anche una retrocessione, ma questa società mi ha davvero dato molto e la porto nel cuore”.

di gioacchino palestrina

Di momenti di calcio, felici o dolorosi, ne ha vissuti tanti.

“La stagione in cui vincemmo il campionato di Eccellenza a Palestrina fu indimenticabile – ricorda il difensore – All’inizio non venivo preso in considerazione, poi qualcosa cambiò dopo la finale di coppa persa contro il Città di Marino.

Dalla domenica successiva fui schierato titolare e non uscii più, dando un contributo a quella storica serie di diciassette vittorie consecutive.

Tra i ricordi recenti penso invece con piacere a quell’incredibile rimonta in Coppa Italia contro l’Audace.

Fu davvero entusiasmante”.

Di Gioacchino ha conosciuto tantissimi protagonisti del nostro calcio.

“Da fuori posso sembrare un tipo freddo, ma in realtà io lego con tutti – sorride il giocatore – Di amicizie ne ho strette tante, non cito nessuno in particolare perché non vorrei far torto ad altri.

Mi limito solo a dire che il centrale con cui ho avuto l’intesa migliore è stato Emanuele Razzini ai tempi di Ladispoli, mentre il tecnico con cui ho avuto il rapporto migliore è stato Enrico Baiocco, con cui condividemmo la vittoria del Campionato di Promozione con il Città di Ciampino”.

emanuele razzini

Una menzione particolare non può non andare a Paolo Testa.

“Voleva bene ad ogni singolo calciatore, ma io e mio fratello Angelo eravamo un po’ i suoi pupilli – continua Di Gioacchino – Quando penso a lui, non lo faccio con malinconia ma con un sorriso, abbiamo passato momenti stupendi insieme”.

L’ultimo augurio del Luca Di Gioacchino è destinato a quel mondo che lo ha visto protagonista per tante stagioni.

Paolo Testa

“Spero che venga modificata la normativa sugli under, perché ha contribuito all’abbassamento del livello medio di questi campionati – riflette Di Gioacchino – Vedo ragazzi arrivare al campo svogliati, visto che sono comunque certi di avere il posto garantito e questo non lo trovo giusto.

Ai miei tempi la maglia dovevi sudartela, adesso sembra quasi che ti facciano un favore durante gli allenamenti.

Il problema è che tolgono spazio a chi ci tiene veramente alla maglia…”.

La chiusura è inevitabilmente dedicata al futuro.

“Il calcio è stata la mia vita e mi piacerebbe restare in questo mondo.

Di sicuro, farò il corso per prendere il patentino da allenatore.

Credo che sarà quella la mia strada…”.

 

 

Banner-trasmissione-Sport-In-Oro-2018-19