ALESSANDRO BARBARELLA: IL FUTBOLCLUB SI ESALTA GRAZIE AL COLOSSO CHE NON TIFA

ALESSANDRO BARBARELLA: IL FUTBOLCLUB SI ESALTA GRAZIE AL COLOSSO CHE NON TIFA

 

Alessandro Barbarella (inizi nel calcetto, poi prima del Futbolclub, Lazio e Cisco\Atletico Roma) col suo 1.90 di altezza, ti dà l’idea di poter aprire in 2 le partite non appena lo squadri, e informandoti sulla sua posizione in campo, scopri che, sì, avevi ragione, fa il centravanti classico. A tutto vantaggio del Futbolclub che lo utilizza sia in Promozione che nella Juniores Elite, dove da fuoriquota classe 1993 ha trovato una nuova dimensione sportiva. Meno istinto, nonostante un carattere forte, e tante altre caratteristiche che lo rendono unico, vera mosca bianca nel nostro calcio regionale.

A Cura di Giovanni Crocè

 

Alessandro, il tuo “score” in campionato si è arrestato per una squalifica e adesso sabato prossimo dovrai riprendere a fare gol. Nonostante tutto 8 reti in campionato e 2 in Promozione, e Futbol primo nel gruppo A. Momento splendido?

 

E’ magnifico soprattutto perché sento finalmente di aver eliminato alcuni eccessi che mi hanno probabilmente limitato nel gioco, e parlo soprattutto di quelli comportamentali e verbali, più che tecnici. Tante volte ho parlato troppo di getto, senza controllo e ho avuto diverse discussioni magari anche costruttive con allenatori, dirigenti, compagni. Ma mia mamma credo abbia colto nel segno, quando proprio qualche giorno fa, facendo una battuta, mi disse: “Alessandro stai dando il meglio di te nel calcio da quando hai smesso di studiare ed andare a scuola”. I professori erano il mio vero incubo, il difensore insuperabile che finalmente a settembre è svanito col raggiungimento del diploma.

 

Non avevi un buon rapporto con la scuola e i compiti in classe?

 

No. E non biasimo i professori del tutto, perché io non ho mai messo impegno nello studio, proprio non mi piaceva e preferivo fare tutt’altro. Semplicemente, ero il caso classico di chi non riusciva a rendere a scuola, non eravamo fatti l’uno per l’altra. Ma ringrazio la mia famiglia che mi ha imposto di terminare il liceo, perché ho completato un percorso e da settembre vado a mille in campo, perché penso al calcio e soprattutto ad apprendere il mestiere di mio padre, che di professione è assicuratore. Certi pesi nella testa non li ho più e ho le ali ai piedi, mi sento rinato. Anche perché per 5 anni quando mia mamma tornava a casa dopo aver parlato coi professori, c’era tutto tranne che un ambiente sereno per diversi giorni.

Ma ora che penso al calcio e all’assicurazione e non studio più voglio togliermi un sassolino….

 

Di che si tratta?

 

Io non sono stato uno studente applicato, ma come hai evidenziato in alcune tue interviste, spesso i professori hanno preconcetti grossi come una casa se in classe hanno un ragazzo che fa il calciatore. Mi spiego meglio, se per una professoressa a 16-17 anni non eri già alla Roma o alla Lazio, almeno a me venne detto questo, per i docenti stavi “perdendo tempo”. E ti disprezzavano. La frase che mi sono sentito dire fino alla nausea era “Non sei tra i professionisti, il calcio oramai non ti darà più da vivere”. Potrà anche essere vero, infatti sto imparando un mestiere difficile, ma notavo che spesso il corpo docente considera il calcio come lo sport per ragazzi superficiali, perditempo e svogliati, roba di serie B. Avevo in classe coetanei che facevano e fanno nuoto ad alto livello, e quando dicevano che non avevano potuto allenarsi per via degli allenamenti duri, non scattava il “2” sul registro, o la nota. Questo fatto che sport si facesse del “razzismo tra gli sport”, con alcuni più nobili di altri, mi faceva arrabbiare.

 

Sei un attaccante del 1993, vedi ancora qualche spiraglio per provare a fare il professionista?

Sinceramente si. Anche perché mi sento protagonista in un campionato bellissimo come quello della Juniores Elite ed in una squadra come il Futbolclub che ha ottima visibilità ed è stimata da grandi società. In più sono disponibile anche in Promozione, ho fatto 2 partite e 2 gol in coppa Italia, e poi io sono un uomo del Futbolclub, sono di zona Corso Francia, a due passi dalla sede e dal campo del Club, e da quando Acquacetosa e Futbolclub si sono fusi in un’unica squadra sono tesserato. Perciò se non dovessi fare strada, meglio fare un Eccellenza col Futbolclub promosso, che andare altrove. Questa è casa mia, e ora che segno tanto, tutti si complimentano con me, in primis il Presidente Bergamini. Che orgoglio!

 

Qualche provino lo hai sostenuto?

 

Al Futbolclub fanno tutto alla luce del sole. Proprio la settimana scorsa mio padre, che cura i miei interessi anche nel calcio, di domenica mi sveglia di soprassalto e mi dice: “sbrigati, fai il borsone ed esci che dobbiamo andare a Lanciano a fare un provino”. Come in una Spy Story alla James Bond. Mio padre è così, mi dice sempre tutto all’ultimo per non farmi montare la testa. Ma aveva già ottenuto il nulla osta dal Futbolclub. Per sicurezza preferisco pensare che sia più No che si, anche perché sono stato testato con la Primavera e sono del 1993, ci sono diversi nodi da sciogliere e non mi metto grilli per la testa. La maglia giusta è sempre quella arancione del Futbol.

 

Di che squadra sei?

 

Ti sembrerò un marziano, ma pur adorando il calcio, ho una passione importante anche per il tennis, sport che ho praticato grazie a mio padre che è stato anche in serie A di calcetto. E soprattutto, tornando alla tua domanda, non sono tifoso di nessuna squadra, né italiana né straniera, e non amo andare allo stadio. La sorpresa c’è anche tra i miei compagni che più volte mi hanno detto: “dai Ale, non ci crediamo, come fai a non tifare per qualche squadra, a non guardare le partite la domenica, sei assurdo”. Io in realtà magari guardo spessissimo le grandi classiche, come ad esempio Manchester United-Manchester City. Se invece nel weekend non c’è nulla di particolare in calendario, la domenica davanti alla tv mi ci metto pure, ma sfrutto le partite per sdraiarmi sul divano e farmi un sonnellino,  se magari il sabato sera sono stato con gli amici ed ho fatto tardi. Comunque se c’è un film che mi piace più di una partita, guarda quello, non ne faccio una malattia.

 

Come ti stai trovando in una squadra tutta nuova, tutta composta da classe  1994 e 1995, senti di essere un leader?

 

Leader è una parola importante, ma mi fa piacere essere riuscito a maturare al momento giusto per cercare di aiutare la squadra a centrare la doppietta di titoli Promozione e campionato Juniores, almeno a livello regionale, per ora la classifica dice che ci siamo. A essere sincero avevo pensato anche di smettere. Ero rimasto deluso, dopo aver fatto tutto il ritiro con la prima squadra quest’estate con Centioni e Sancricca, di essere poi stato rimandato a giocare con la Juniores. L’avevo preso come un declassamento quando mi dissero “vai con la Juniores Elite per rifinire la tua forma”. Per fortuna il rapporto coi compagni è stato l’ultimo dei problemi, anzi, quando vedo adesso uno di talento come il nostro centrocampista Formilli Fendi che ha talento enorme per fare strada e delle volte arriva svogliato in campo, lo “càzzio” a dovere. Credo che l’esperienza serva agli altri per fare qualche errore in meno di quelli che ho fatto io.

 

Il tuo errore più grande?

 

Quando questa estate ebbi una plateale discussione davanti a tutti, in campo, col nostro direttore sportivo, questa estate. Era proprio il periodo di cui vi parlavo prima, quando capii che con Spaziani in campo da titolare, per me ci sarebbe stato poco spazio. Ora ringrazio la società che ha avuto stima e pazienza con me e soprattutto mister Gaetano Magro, è l’allenatore più bravo che io abbia mai avuto.

 

Su cosa ha fatto leva?

 

Sul tasto che tutti i tecnici battono per puntare a migliorare un ragazzo dove vedono le qualità. Ovvero mi ha spronato ad avere “fame”.  Prima facevo il fenomeno anche in allenamento parlavo durante le sedute, tentavo rabone, tacchi, non andava bene. Ora ho fame di essere decisivo, sono divorato dalla voglia di sfruttare al massimo tutto quello che madre natura mi ha dato, dal piede sinistro, alla stazza, al fisico. Anche mio padre che sportivamente mi ha dato tantissimo come mentalità, mi ripeteva: “hai tante cose buone per provare a fare strada nello sport, ma devi avere fame, ti manca la fame, la rabbia per essere subito aggressivo in campo”. E’ stato il mio tormento per anni, adesso so anche grazie ai modi di mister Magro cosa vuole dire. Lui è uno che nel bene e nel male è diretto. Se fai schifo te lo dice chiaramente, se per lui fai bene, ti esalta e ti fa rendere il triplo di prima. Lui vuole da me che io lavori alla Ibrahimovic, sponde, fatica per far salire la squadra e tanti gol. Anche se Drogba è uno che guardo e Ibra è un mito per tutti i centravanti, io sono Barbarella e basta, come non tifo, non ho avuto idoli particolari.

 

Un difetto del Mister Magro?

 

Non ne ha di evidenti, è il tipico siciliano doc che chiede al suo calciatore 100 e sta buono in panchina solo se lo sorprendi e gli dai 120. Dà motivazioni pazzesche tutta la settimana e mi ha responsabilizzato tanto, ora la situazione è opposta: la mia testa è tutta per vincere la Juniores Elite e quando devo giocare per la Promozione sono contento ma so che per ora là c’è un mostro sacro come Spaziani. E poi il Mister Magro s’arrabbia troppo quando non vede gli auricolari dell’Ipod e s’incazza da morire perché non si accorge che sto ascoltando la musica per caricarmi durante i prepartita. Su questo lui è classicissimo. Adesso mi lascia fare, ma aveste visto quanto mi sgridava anche solo perché io amo fare tuttora la parte aerobica del riscaldamento con gli scarpini slacciati. Grazie a dio ora ha capito e mi lascia fare! Ha risolto il mio problema principale, prima mi impegnavo al massimo solo quando ero provocato, quando mi bollavano come uno scarso, adesso parto da subito assatanato, so che in ogni match bisogna dimostrare qualcosa.

 

Hai un campo di gioco o una squadra che adori affrontare? Troppo facile per uno del Futbolclub dire Tor di Quinto?

 

Ma certo, è ovvio che c’è anche il tor di Quinto, ma non solo. Anzi per me l’emozione vera era quando andavo a campo “Ielasi”, quello della Nuova Tor Tre Teste, anche perché spesso ho avuto “storie tese” in campo con i loro difensori, belli tosti e forti. Qua al futbolclub nella mia carriera ho battuto la Tor Tre Teste, ma sempre quando erano loro a venire al Futbolcampus. Mentre là da loro non ho mai vinto e non ci sono riuscito neppure quest’anno, già abbiamo giocato da loro e hanno vinto 2-0. Spero di non dover più fare la Juniores Elite e essere da qualche parte l’anno prossimo, quindi accetto volentieri il resistere di questo tabù. Vinsi solo una volta quando da piccolo, quando ero alla Lazio andammo a vincere là, ma ero troppo ragazzino e soprattutto troppo forte quella Lazio.

 

L’essenza di Alessandro Barbarella in un film o in una canzone?

 

Come film vado pazzo per “Ogni maledetta domenica”, un must per tutti quelli che fanno col cuore ogni sport, la pellicola di Al Pacino. Ascolto sempre il celebre monologo che Al Pacino  fa ai giocatori della sua squadra di football americano in una celebre sequenza. Le sue parole danno una carica impressionante. E se fossi un pezzo musicale, mi piace rivedermi in un’altra “track” di genere rap che ascolto prima di entrare in campo, “Cinderella Man” di Eminem. Testo e ritmi duri, intensi, che ti fanno giocare da subito al massimo. Torniamo sempre al punto dell’”aver fame”. E’ tutto nella vita.

 

Un pronostico per il titolo di capocannoniere della Juniores Elite?

 

Già l’ho detto al diretto interessato, Simone Salini dell’Urbetevere (attualmente 12 gol), che nonostante avesse perso contro di noi, ci ha fatto gol e mi sono complimentato subito a fine gara con lui, non pensavo a vederlo così massiccio, che fosse tanto rapido e tecnico. Gli ho detto “Bomber, quest’anno non ce n’è per nessuno, il titolo di capocannoniere è roba tua o roba mia! Ma ora fai gol anche a qualcun altro!”