A TU PER TU COL PRESIDENTE DEL ‘BEPPE VIOLA’

A TU PER TU COL PRESIDENTE DEL ‘BEPPE VIOLA’

A poche ore dall’inizio del torneo, vi presentiamo trent’anni di ‘Beppe Viola raccontati dalla voce di chi li ha vissuti con emozione..

Intervista realizzata da Nicola Tallarico

Manca pochissimo oramai all’inizio della grande manifestazione giovanile in ricordo di Beppe Viola. È la trentesima edizione, culmine di un percorso ricco ed avvincente in cui il calcio giovanile è stato assoluto protagonista. Non era cosa da poco riaffermare nel calcio quei valori sani ed imprescindibili, sempre più affievoliti, e sopraffatti dalla mera competizione agonistica. Il Beppe Viola fin dall’inizio ha contribuito a riportare al centro della disciplina calcistica il fair play, la cultura sportiva, la sana competitività.

L’impulso, la lungimiranza e la creatività del progetto “Beppe Viola” vanno attribuite a Raffaele Minichino, che dopo trent’anni non ci pensa nemmeno a far calare il sipario su questa kermesse, oramai divenuta punto di riferimento del calcio giovanile laziale di fine stagione e modello di ogni competizione sportiva che si rispetti. Grazie all’idea del torneo e al legame indissolubile con la “Domenica Sportiva dei Dilettanti” che ha da sempre condotto su Rete Oro, Minichino l’attenzione dei media sul calcio giovanile, troppo spesso dimenticato e considerato all’ombra delle prime squadre..

Ed ecco allora che il patron del Beppe Viola, in occasione dei trent’anni della manifestazione, apre le porte dei ricordi e torna assieme a noi con la mente e con il cuore all’anno 1984 allo Stadio delle Aquile dove il Beppe Viola si accingeva a muovere i suoi primi passi.

Presidente Minichino, come molti sanno l’idea del Beppe Viola nacque in maniera del tutto spontanea. Come andarono precisamente le cose? Sappiamo che lei ha conosciuto personalmente Beppe Viola..

Trent’anni sono praticamente una vita dedicata alla crescita di questa “creatura”. Tante soddisfazioni, frutto di tanto impegno, per ricordare un grande giornalista, un maestro. Quando Beppe Viola venne a mancare nel lontano ‘82 pensai di affidare la sua memoria negli anni ad una manifestazione di calcio che potesse far conoscere il suo nome a tanti giovani. È bello vedere ancora oggi dopo 30 anni ragazzi che continuano a cimentarsi sul campo nel ricordo di Beppe Viola, così come è una soddisfazione sentire il ricordo dei quei vecchi campioncini oggi arrivati al calcio che conta, i quali non possono dimenticare questa manifestazione grazie alla quale hanno iniziato ad affermarsi verso il professionismo.

Il Beppe Viola partì come una scommessa, ma divenne un grande punto di riferimento per il Lazio. Si aspettava un successo così eclatante?

No, quando siamo partiti allo Stadio delle Aquile con sole sei squadre mai avrei pensato a un così grande successo. C’è da dire che l’insegnamento di Beppe Viola era anche quello di contribuire allo spettacolo, per questo abbiamo sempre unito alla competizione fenomeni come la sfilata, che è di gran lunga la festa più bella del torneo. Iniziammo -come dicevo- in sei squadre, poi otto, ventiquattro e stavolta addirittura 40 squadre. Ogni anno cerchiamo sempre di unire lo sport allo spettacolo, ho sempre creduto nella riuscita di questo binomio, rivelatosi vincente fin dal primo torneo in cui vinse l’Aquilotti. La dimostrazione di questo successo sta nel fatto che negli anni seguenti le squadre hanno fatto la lotta per partecipare, proprio attirati da questo grande abbinamento di sport e spettacolo.

Tante intuizioni lei ha avuto per questo torneo, ma una su tutte l’ha ereditata da un allenatore che un giorno definì il Beppe Viola la “champion’s league del calcio giovanile”.  Dobbiamo ammettere che questa espressione rimane una frase di enorme impatto mediatico per il torneo..

È vero, anche il logo del torneo lo ricorda: il Beppe Viola è senz’altro una vera e propria champion’s league per i giovanissimi! Chi non vince il campionato regionale ha questa grande occasione del torneo per prendersi una bella rivincita. Oramai il trofeo del Beppe Viola è ambìto almeno quanto il trofeo del campionato della Federazione, e questo è stato possibile grazie allo sforzo organizzativo messo da tutti, in particolare grazie alla cura delle immagini di cui molti media ci hanno onorato, su tutti Rete Oro di Umberto Tersigni, ma anche testate come Il Corriere Laziale, Il Corriere dello Sport e da alcuni anni anche il web con il nostro sito www.sportinoro.com.

Qual’è stato il ricordo più significativo del Beppe Viola?

Ogni anno c’è un ricordo particolare, soprattutto se penso alle imprese della “Top 11”, che è stata la rappresentativa dei migliori del torneo, scelti grazie alla bravura di Benito Manzi il quale per vent’anni ha portato avanti questa avventura. Purtroppo però non potrei mai dimenticare quella che è stata la tragedia di Alessandro Testardi, un giovane del Monterotondo che aveva partecipato al torneo e venne a mancare in campionato l’anno successivo. Pensammo allora -e fummo fra i primi- a realizzare un Premio Disciplina abbinato al defibrillatore che consegnammo in quell’occasione proprio alla squadra di Alessandro. Abbiamo sempre voluto ricordarci ogni anno di quel suo sorriso indimenticabile.. Fu una vicenda terribile ma che ha avuto per il torneo un significato propositivo nel sensibilizzare tutti ad evitare in futuro altre tragedie nel mondo dello sport.

Il ragazzo che le dato maggiore soddisfazione?

Sento di menzionarne due. Un ragazzo che mi ha particolarmente colpito fu il giovanissimo Pau del Casalotti: eravamo alla terza edizione e mi ricordo questo giovane che mostrò un entusiasmo particolare per il torneo, addirittura veniva a vedere le gare anche quando non giocava la sua squadra. Fu scelto per la Top 11 e grazie alla visibilità che gli diede il Beppe Viola venne chiamato dall’Inter. Un altro che ha lasciato un impronta indelebile al Beppe Viola è stato Claudio Bellucci che vinse un anno con la sua Lodigiani e poi si affermò come sappiamo nel professionismo. Lui stesso ha più volte detto che ricorda ancora oggi di avere vissuto il Beppe Viola con l’ansia dei grandi avvenimenti, non tanto per averlo vinto, quanto per aver avuto la fortuna di viverlo. Penso che dietro queste parole di Bellucci ci sia il segreto del Beppe Viola, direi proprio la “favola” del Beppe Viola, proprio come il nostro storico addetto stampa Alfredo Cocco ha sempre ricordato..

Da sempre lei ha voluto legare il torneo a due fenomeni: il Premio di Cultura Sportiva con cui ha omaggiato personaggi di grande fama e la trasmissione “Sportinoro” che ha dato grande attenzione al torneo. Possiamo dire che è stato un connubio vincente?

Assolutamente si perchè come dirigente dell’AICS ho ritenuto necessario realizzare questo abbinamento: non c’è sport senza cultura sportiva. Ricordo le premiazioni simboliche di Zenga a San Siro, PlatinI negli studi della Rai a Torino, Giannini a Roma, Totti, Petrucci, Moratti e molti altri.

Ha premiato tanti volti in trent’anni.. l’omaggio che si porta nel cuore?

Uno non potrò mai dimenticarlo perchè ricevette il premio e venne a mancare l’anno dopo: parlo di Giacinto Facchetti. Gli conferimmo il premio al Castello di Santa Severa. Lo abbiamo scelto perchè è stato emblema del calcio italiano a livello internazionale, fratello maggiore di Moratti. Quella sera ricordo che al ritorno dopo la cerimonia ho voluto accompagnarlo io stesso personalmente all’aeroporto, volendomi soffermare un po’ più di tempo a parlare con lui, rendendomi conto della grandezza di questo personaggio.

Ricordi della Top 11..

Sicuramente uno dei maggiori ricordi della Top 11 è l’anno in cui fummo a Cervia, era delle prime edizioni, ma devo dire che partivamo praticamente tutti gli anni appena concluso il Beppe Viola per portare la nostra rappresentativa ad affrontare squadre nazionali, come la Sampdoria, il Torino, il Napoli. Per i ragazzi è sempre stata una grande occasione per cimentarsi coi pari età del professionismo. E quest’anno, proprio in occasione dei trent’anni, realizzeremo con Benito Manzi, ed altri esperti, fra cui l’allenatore vincente dello scorso anno Mei, una Top 11 virtuale: individueremo i migliori undici del torneo e li premieremo in modo speciale durante la serata conclusiva.

Presidente, e allora che edizione sarà questa? E infine una curiosità, veramente potrebbe lasciare la gestione a suo figlio dalla prossima edizione?

Mio figlio Filippo sta dimostrando di avere tutte le qualità per continuare questa avventura e ne sono orgoglioso, penso che farà bene, magari sempre sotto la mia regia. Questa sarà una grande edizione e come sempre sarà importante la collaborazione con molti. Credo che la cosa pià grande che ha tenuto in piedi il torneo Beppe Viola in tutti questi anni sia stata l’amicizia: senza tanti amici il Beppe viola non sarebbe stato ciò che è. Penso allo staff tecnico, ai giornalisti, a loro e a tutti dico grazie. Grazie a tutti quelli che mi hanno supportato e.. sopportato. Quest’anno metteremo maggiore impegno, in particolare grazie al web avremo le partite in tempo reale. Ma concedetemi di ringraziare anche l’AIA: il Beppe Viola è stato una scuola di vita anche per gli arbitri. E un grazie in modo speciale alla FIGC, alla LND, al presidente Tavecchio e ai tanti presidenti del CR Lazio, da Sbardella a Zarelli. Ciascuno di loro ha dato il suo contributo per rendere ancor più bella questa magica creatura che si chiama Beppe Viola.