Scarfini: “Il mio esonero? Una decisione scritta, ma non parlatemi di fallimento…”

Scarfini: “Il mio esonero? Una decisione scritta, ma non parlatemi di fallimento…”

L’esonero di Daniele Scarfini da parte della Polisportiva Monti Cimini all’indomani della finale di Coppa Italia persa a Tivoli contro il Sermoneta ha innescato roventi polemiche nel nostro ambiente calcistico.

Più di qualcuno si è domandato se fosse opportuno dare il benservito ad un tecnico alla vigilia di quella che potrebbe comunque rappresentare la back-door della stagione, il play-off in casa del Villalba Ocres Moca di domenica prossima.

Effettivamente accollare il 100% di responsabilità di una gara certamente mal interpretata dalla squadra potrebbe finire con lo scaricare completamente a livello emotivo i calciatori, quando invece sarebbe servita una strategia diversa in questa delicatissima fase della stagione giallonera.

Domande che riteniamo legittime di fronte alla scelta altrettanto legittima di un club che non ha affatto gradito la prestazione offerta all’Olindo Galli e che adesso si augura che Gianni Boccia, ex gloria del nostro calcio dilettante, e Graziano Minella riescano a far recuperare ai giocatori nel giro di pochi giorni la giusta condizione fisica e mentale.

Solo il futuro saprà dirci se la decisione dei presidenti Patrizi, Torroni e Pesci si sarà rivelata azzeccata.

Nel frattempo acquisiamo le considerazioni dell’ormai ex tecnico dei viterbesi.

 

Scarfini, da chi le è stato comunicato l’esonero?

“E’ stato il presidente Pesci a chiamarmi per dirmelo, ma non sono rimasto sorpreso più di tanto.

Sapevo perfettamente che, se non avessimo vinto, sarei andato a casa.

Nulla di nuovo, quindi.

Una decisione scritta…”.

Quale motivazione le è stata addotta?

“Gli investimenti della Polisportiva Monti Cimini sono stati ingenti.

L’obiettivo dichiarato era dunque salire di categoria ad ogni costo e la finale di Coppa Italia rappresentava il trampolino perfetto.

Persa quella partita, per loro il rapporto di collaborazione era terminato.

Qualcuno però avrebbe potuto considerare che nel calcio sono esistiti mille casi di squadre che hanno speso molto denaro senza riuscire a vincere.

Qualcuno ha fatto passare questa squadra per una super corazzata, ma non era così, ve lo garantisco”.

C’è stato chi ha storto il naso di fronte ad alcune sue scelte tattiche in finale.

Si rimprovera qualcosa?

“Quando prendi parte ad una finale, cerchi di affidarti a giocatori che abbiano già vissuto esperienze analoghe in passato.

Purtroppo qualcuno non era al meglio ed altri hanno retto la pressione di dover vincere a tutti i costi.

C’era insomma chi era bloccato e non ha reso al meglio delle proprie possibilità…”.

Può spiegarci la scelta di tenere così a lungo in panchina Italiano?

“Luca non si è allenato per diciassette giorni a causa di un problema fisico, poi ha sostenuto un allenamento e la rifinitura pre-partita.

Non me la sono sentita di schierarlo dall’inizio perchè temevo che poco dopo mi chiedesse di uscire e in una finale non puoi correre il rischio di giocarti un cambio già nel primo tempo”.

Però le due reti subite dopo undici minuti hanno immediatamente modificato lo scenario.

A quel punto non sarebbe stato opportuno azzardare?

“Infatti, l’ho mandato a scaldarsi, però sullo 0-2 abbiamo costruito un paio di grandi occasioni con Aliou Ndaw ed ho cambiato idea.

Ho preferito attendere nella speranza che potessimo riaprire i giochi con un gol entro la fine del primo tempo, per poi provare il tutto per tutto nella ripresa.

Purtroppo non è andata come speravo e certamente mi assumo la mia parte di responsabilità, com’è giusto che sia…”.

A mente fredda si sente più deluso dalla società o dai calciatori?

“Mah, a dire il vero un po’ da tutti, però so come funzionano le cose in questo mondo.

Quello che non accetto è che si faccia passare per fallimentare una stagione che ti porta a chiudere il campionato al secondo posto a pari punti con un’altra squadra alle spalle di un Montespaccato di fronte al quale bisogna solo togliersi il cappello e ad arrivare a giocarti una finale di coppa dopo aver eliminato due avversarie che di lì a breve avrebbero vinto i rispettivi tornei (Città di Anagni e lo stesso Montespaccato, ndr).

Ai giocatori ho già detto che non mi sarei mai aspettato che una finale la perdessero in quel modo.

Alla società ribadisco che le vittorie non vengono sempre in automatico.

Magari loro pensavano che, prendendo uno come Scarfini avrebbero vinto a mani basse, ma nel calcio contano molti fattori.

Il primo a non essere contento sono io, ma di certo non reputo un fallimento il mio lavoro”.

 

 

banner-facebook-diretta-ok