Ceccarelli spinge il Pomezia Selva dei Pini: “Il secondo posto? Non è ancora detta l’ultima parola”

Ceccarelli spinge il Pomezia Selva dei Pini: “Il secondo posto? Non è ancora detta l’ultima parola”

Fabio Ceccarelli non ha certo bisogno di presentazioni.

Fulgido talento del settore giovanile della Lazio, finito come altri suoi compagni nella centrifuga dell’era post-Cragnotti, è riuscito comunque a costruirsi una più che onorevole carriera tra i professionisti.

Dopo aver vestito maglie “pesanti” come quelle di Monopoli, Cosenza, Brindisi e Foggia in Serie C e quelle altrettanto prestigiose di Matera, Bisceglie ed Aprilia in Serie D, l’attaccante frascatano ha abbracciato da poche settimane il progetto del Pomezia Selva dei Pini.

Scendere di categoria è stata una scelta dettata da motivi familiari, anche se la passione per il calcio continua a scorrere tumultuosa nelle sue vene.

A differenza di altri suoi illustri colleghi, che non sono riusciti a calarsi nel modo più appropriato in un calcio meno nobile ma non per questo semplice, Ceccarelli ha immediatamente dimostrato la propria classe anche dalle parti di via Varrone, come testimoniano le cinque reti messe a segno dal suo arrivo.

Un rendimento degno del suo nome, ma al momento non sufficiente a cambiare i destini di una squadra, quella di Gagliarducci, che sembra sospesa tra sogni di raggiungere obiettivi di prestigio ed ansia di essere destinata ad un torneo poco più che anonimo.

 

Partiamo dalla scelta di legarti al Pomezia.

“Avevo cominciato a Fiorenzuola, ma dopo una partita mi sono infortunato.

Sono stato fermo due mesi poi, in accordo con la società, mi sono svincolato.

Dopo tanto girovagare per l’Italia, sentivo il bisogno di riavvicinarmi a casa per motivi familiari e stare così vicino ai miei due bimbi”.

Tu vivesti anche una parentesi a San Polo dei Cavalieri una dozzina d’anni fa.

“La ricordo con piacere.

L’allenatore era Bruno Pierangeli, un signore.

Dopo l’epilogo della mia storia in biancoceleste avevo pensato di smettere.

Per un ragazzo senza contratto ed uscito da un settore giovanile professionistico non è mai semplice.

Quel periodo mi servì per recuperare entusiasmo”.

Successivamente vennero gli anni in Serie C.

“Ho vissuto situazioni belle, ma anche degradanti.

Ho toccato con mano il fallimento di numerosi club in quella categoria, però sono cose che fanno parte del calcio e le incameri.

E’ la vita.

Tutto sommato, però, non posso lamentarmi della carriera avuta…”.

Parliamo del Pomezia: state andando benissimo in casa e male fuori.

Perchè questa altalena di risultati?

“A mio giudizio, non è una questione di casa o trasferta.

Quando sono arrivato, la società aveva deciso di prendere anche altri calciatori di livello per provare a vincere il campionato, però a dicembre non è mai facile fare mercato, si sa.

Alcuni obiettivi sono stati raggiunti, altri no.

In aggiunta a questo, dico pure che i tanti infortuni non ci hanno mai permesso di giocare con quella che nei piani dell’allenatore poteva essere la formazione-base e che il calendario, che ad una squadra ricostruita ha subito opposto formazioni come Cassino, Aprilia o Audace, non ci ha proprio favoriti”.

Che idea ti sei fatto del Girone B di Eccellenza?

“Direi che è un campionato di buon livello, equilibrato.

Già dalla scorsa estate il Cassino aveva manifestato la volontà di vincerlo ed i fatti gli stanno dando ragione.

Mi sembra una società molto organizzata ed in più hanno una squadra davvero compatta.

Vincendo contro il Colleferro hanno allungato ulteriormente.

Credo che sia difficile riprenderli”.

Per quanto riguarda la piazza d’onore il discorso sembra piuttosto incerto.

Attualmente siete a dodici punti dal Colleferro.

E’ realistico crederci ancora?

“Io dico che dobbiamo crederci fino a quando non sarà la matematica a condannarci.

Per operare la rimonta sarà però necessario recuperare gli infortunati”.